E’ urgente fare chiarezza sull’operato di alcune Ong nei “salvataggi” dei migranti

di GIOVANNI PEREZ -Dietro i salvataggi in mare dei migranti da parte delle numerose Ong (Organizzazioni non g0vernative)  che operano nel Mediterraneo ci sono forse dei loschi affari da parte di qualcuna di queste associazioni umanitarie senza scopo di lucro?
È questa la domanda avanzata dall’esponente dei Cinquestelle e vice presidente della Camera Luigi Di Maio dopo i dubbi avanzati su “La Stampa” e su “il Giornale”.
A Di Maio ha risposto rabbiosamente Matteo Renzi, dichiarandosi convinto che tutto si svolge in maniera regolarissima e quindi di sentirsi offeso (non si sa in quale veste: se da ex capo del governo, da ex segretario del Pd o da aspirante alla medesima carica) per qualsiasi insinuazione che getti un’ombra sull’operato di queste associazioni umanitarie. Un atteggiamento presuntuoso e, a dir poco, non molto opportuno da parte di colui che, come sempre, ritiene di avere la verità in tasca, salvo poi essere smentito di fatti. Sulla regolarità dell’operato di qualche Ong infatti stanno indagando le Procure di Palermo e di Catania.
Ma prima di tutto vediamo quali sono le Ong che operano nel Mediterraneo e con quali mezzi. Ecco il loro elenco apparso su “Il Giornale”: Medici Senza Frontiere, Save The Children, Proactive Open Arms, SOS Mediterranee, Sea Watch Fondation, Life Boat, Sea-Eye  e Jugend-Eye e Jugend Rettet, Moas. I mezzi a disposizione sono: la nave Bourbon Argost, la nave Vos Hestia, la nave Golfo Azzurro, la nave Acquarius, la nave Milden , il peschereccio Iuventa, le navi Phoenix e Topez, diversi gommoni, alcuni droni ed un aereo.
Nelle indagini sarebbe finita in particolare la Ong Moas  che fa capo a Regina Catrambone, moglie del miliardario Christopher. Le sue due navi, Phoeniy e Topez, fanno la spola nel Mediterraneo e sino ad ora avrebbero trasportato in Italia 33 mila migranti. I sospetti nascono da un paio di particolari: in primo luogo sarebbero le navi che più si avvicinano impunemente alle coste libiche, in secondo luogo la partenza delle due navi dai porti italiani avverrebbe in maniera da coincidere con la data in cui i barconi partiti dalla Lidia di trovano senza più carburante in una zona di mare molto precisa e concordata prima.
A questo punto resta da vedere a quali conclusioni arriveranno le inchieste della magistratura e cioè se si tratta solo di interventi umanitari o se nascondano affari con i mercanti di uomini. Una cosa comunque è certa: le coincidenze sembrano un po’ troppe. E quindi  devono essere dissipate. Altrimenti i sospetti prendono consistenza.

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