Caro ministro, tra volere e potere c’è di mezzo la Costituzione

di SERGIO SIMEONE

Il GIP di Agrigento ha annullato il provvedimento di carcerazione di Carola Rackete, la capitana della Sea Watch che era entrata nel porto di Lampedusa con il suo carico di naufraghi nonostante il divieto opposto dal ministro dell’Interno. C’è chi, come il sottoscritto, ha accolto con favore il pronunciamento del giudice e chi lo ha criticato. Penso che siano posizioni entrambe legittime e da rispettare: le sentenze dei giudici non sono Vangelo.

Matteo Salvini  è tra quelli che lo hanno criticato. E fin qui nulla di male. Ma ciò che è insopportabile è il modo e gli argomenti con cui lo ha fatto. Salvini infatti ha pronunciato frasi livorose contro la magistrata e l’ha invitata a farsi eleggere per modificare le leggi che non le piacciono.

  1. Il linguaggio rancoroso da bar (di pessimo livello) che solitamente usa Salvini non si addice ad un ministro dell’Interno, non solo per una questione di stile, ma anche perché fa sospettare che lui nell’esercitare le sue funzioni ed assumere le decisioni che gli competono si lasci guidare da stati emotivi di cui è succubo e non dalla fredda ed oggettiva analisi delle situazioni in cui deve intervenire. Il ministro dell’Interno, forse più degli altri ministri, rappresenta tutti gli italiani e non il partito o la fazione di cui fa parte. Probabilmente occorrerebbe una legge che vieti di essere contemporaneamente ministro dell’Interno e leader di un partito politico.
  2. L’Italia è una democrazia liberale ed è pertanto caratterizzata dalla divisione dei poteri. Chi come Salvini (e qualche volta anche Di Maio) pretende che chi non la pensa come lui si faccia prima eleggere (sia esso un giudice o il Governatore della Banca d’Italia), dimostra di non capire che la divisione dei poteri si regge sulla diversa fonte di legittimazione di ognuno di essi. Questo prevede la nostra Costituzione.

Ma c’è un sospetto ancora peggiore. Che lui abbia perfettamente capito che la nostra Costituzione ha disegnato un sistema liberaldemocratico e che lui punti a cambiarla per fare dell’Italia  una democrazia illiberale. D’altra parte solo un paio di giorni fa Vladimir Putin, suo modello politico preferito (almeno fino a prima del suo fidanzamento americano con Trump), intervistato da un giornale inglese, ha dichiarato che le democrazie liberali sono ormai “obsolete”.

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