Papa Francesco ha colto l’opportunità offertagli dalla udienza generale del mercoledì per manifestare il suo pensiero sugli eventi di attualità e sulle guerre in atto. E ha esordito con questa premessa: “Dinanzi alle grandi questioni sociali, economiche e politiche di oggi, tanti ne parlano, tanti ne sparlano, tanti criticano e dicono che va tutto male. Ma il cristiano non è chiamato a questo, bensì a occuparsene, a sporcarsi le mani“. E il suo primo pensiero lo ha rivolto al bambino di 5 mesi, figlio di una donna migrante, che ieri lo ha visto morire nelle acque antistanti la costa di Lampedusa nel vano tentativo di potarlo in salvo.
E con l’occasione Bergoglio, che è arrivato in Piazza San Pietro a bordo di una jeep assieme a due bambini, ha poi sollecitato una preghiera per l’Ucraina: “Continuiamo a pregare per la pace nel mondo, specialmente nella martoriata Ucraina, le cui sofferenze sono sempre presenti alla nostra mente e al nostro cuore”.
Quindi, l’appello anche per la tragedia umanitaria che sta colpendo la Libia: “Il mio pensiero va alla popolazione della Libia duramente colpita dalla violenza di piogge che hanno provocato allagamenti e inondazioni causando numerosi morti e feriti come anche ingenti danni. Vi invito a unirvi alla mia preghiera per quanti hanno perso la vita, per i loro familiari e per gli sfollati.
Ma il Papa ha avuto anche parole per il Marocco e il devastante terremoto di magnitudo 6.8 che ha colpito pochi giorni fa il Paese nord africano: “Il mio pensiero va al nobile popolo marocchino che ha sofferto questi terremoti. Preghiamo per il Marocco, preghiamo per gli abitanti che il Signore dia loro la forza di riprendersi dopo questo terribile ‘agguato’ che ha passato“.
Nell’udienza di oggi Papa Francesco, dedicando la catechesi allo zelo apostolico, ha invitato i fedeli a seguire l’esempio di un laico: il beato José Gregorio Hernández Cisneros: ”Veramente la carità fu la stella polare che orientò l’esistenza del Beato José Gregorio: persona buona e solare, dal carattere lieto, era dotato di una spiccata intelligenza; divenne medico, professore universitario e scienziato. Ma fu anzitutto un dottore vicino ai più deboli, tanto da essere conosciuto in patria come ”il medico dei poveri”. Alla ricchezza del denaro preferì quella del Vangelo, spendendo l’esistenza per soccorrere i bisognosi. Nei poveri, negli ammalati, nei migranti, nei sofferenti, José Gregorio vedeva Gesù. E il successo che mai ricercò nel mondo lo ricevette, e continua a riceverlo, dalla gente, che lo chiama ”santo del popolo”, ”apostolo della carità”, ”missionario della speranza”. Bei nomi eh?”.
L’esempio del medico latinoamericano è servito a papa Francesco per sottolineare quanto sia importante “non subire passivamente le cose, ma, come dice la Scrittura, fare ogni cosa di buon animo, per servire il Signore”. Bergoglio ha quindi interpellato i fedeli: ”Al cospetto di questo testimone chiediamoci: io, davanti a Gesù presente nei poveri vicino a me, di fronte a chi nel mondo più soffre, come reagisco? Faccio qualcosa o resto spettatore?”.
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