RIFORMA DELLA GIUSTIZIA/ I correttivi proposti da Giuseppe Conte (anche a nome del M5s, pur non essendone ancora il capo politico) rendono accettabile anche dall’Europa la legge Cartabia

di ENNIO SIMEONE – Il Consiglio dei ministri ha dato l’ok alla “riforma riformata” del processo penale proposta dalla ministra della Giustizia, Marta Cartaba, dopo il determinato e determinante ingresso di Giuseppe Conte (a nome del M5s pur non essendone ancora diventato ufficialmente il capo politico) nella trattativa con Draghi. Il M5S ha così incassato la sottrazione alla “improcedibilità” per tutti i reati di mafia e l’estensione dei tempi di procedibilità per altri reati come la violenza sessuale. Inoltre l’intesa dovrebbe prevedere nessun limite di decadenza e di perseguibilità per i reati riconducibili al 416 bis e ter. Per i reati aggravati da mafia sei anni di appello, con un regime transitorio da qui al 2024. Dal 2025, l’appello scenderà a 5 anni.

Il Consiglio dei ministri ha affrontato la proposta della ministra sulla riforma del processo penale apportandovi alcune modifiche (quelle proposte dall’ex capo del governo M5s-Pd) accolte alla fine  dalla ministra Marta Cartabia e dal presidente Draghi Tra queste si prevede che per i primi tre anni di applicazione della riforma, la durata del processo d’Appello si estende per un ulteriore anno e quella del processo in Cassazione di ulteriori sei mesi; si prevede che per taluni reati, in particolare per i reati di associazione mafiosa, scambio politico mafioso, associazione finalizzata allo spaccio, violenza sessuale e reati con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, i giudici di Appello e di Cassazione possano con ordinanza, motivata e ricorribile in Cassazione, disporre l’ulteriore proroga del periodo processuale in presenza di alcune condizioni riguardanti la complessità del processo, il numero delle parti e delle imputazioni o per la complessità delle questioni di fatto e di diritto. Per i reati aggravati di cui all’articolo 416 bis, primo comma, la proroga può essere disposta per non oltre due anni.

Insomma l’abolizione della prescrizione – che era contenuta nella riforma Bonafede – viene formalmente mantenuta, ma sostanzialmente mantenuta per i reati più gravi grazie ad un allungamento dei tempi, che dovrebbero diventare sufficienti se – come previsto – saranno adeguatamente potenziati gli organici della magistratura e delle strutture accessorie. Con queste modifiche si spera ora che la riforma della Giustizia, posta dalla Unione Europea come condizione per approvare il Recovey plan e i relativi stanziamenti all’Italia, venga accolta e da Bruxelles e consente l’erogazione dei miliardi ottenuto un anno fa dal governo presieduto da Giuseppe Conte.

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