Il commosso addio a Emanuele, il ragazzo massacrato di botte davanti alla discoteca di Alatri

Un’infinità di palloncini bianchi dalla chiesa della Madonna del Rosario fino alla casa di Emanuele Morganti: così Tecchiena, la frazione di Alatri (Frosinone), ha accolto stamattina la salma del giovane massacrato di botte nella notte di venerdì davanti a una discoteca del paese e morto al Policlinico Umberto I a Roma. I funerali sono stati celebrati nel pomeriggio dal vescovo di Anagni-Alatri, Lorenzo Loppa.

Un corteo di amici e parenti ha scortato il carro funebre nella casa dove viveva il ragazzo. La bara è stata accolta da un lungo applauso e, dopo una sosta di dieci minuti nella casa del giovane, è stata portata a spalla dagli amici fino alla chiesa, per circa 300 metri. Gli amici si sono dati il cambio per trasportare il feretro seguito da un lungo corteo di persone in lacrime. Nella chiesa di Tecchiena è stata allestita la camera ardente e alle 15 la triste cerimonia funebre.  “Emanuele aveva sempre il sorriso, era solare e soprattutto era un bravo ragazzo”, ha detto una cugina della nonna di Emanuele, tra le lacrime. Una vicina lo ricorda quando era un bambino e fino a pochi giorni fa, “davvero una bella persona che aiutava molto la madre che da anni combatte con una malattia”.

Tanti gli striscioni appesi attorno alla chiesa: “Nessuno muore mai completamente… rimarrai sempre vivo dentro di noi!”, “Vorrei solo averti di nuovo accanto, stringerti e dirti che la vita è un po’ meno complicata se ci sei tu con me” con la foto di Emanuele e di un suo amico. In un altro striscione ancora una foto di Emanuele sorridente e accanto la scritta “Il perdono lasciamolo a Dio… Per Emanuele solo giustizia’.

A salutarlo, dopo la messa funebre, un grido, “ciao Emanuele”, seguito da un lunghissimo applauso. Ad assistere i funerali, tra dentro e fuori la Chiesa, migliaia di persone.

“Emanuele era un angioletto, ma che dico, era un caciarone pieno di vita che ci faceva sentire vivi”. Lo ha detto Lucia, la madre di Emanuele. “A nome suo – ha aggiunto parlando in chiesa, al termine del rito funebre celebrato dal vescovo – chiedo un applauso a chi è in chiesa e chi è fuori, è il nostro grazie insieme alla richiesta di ricordare Emanuele nelle nostre preghiere e di salvare i nostri ragazzi dalle inquietudini. Dio non lo ha chiamato perché cattivo ma lo ha solo ricevuto dalla cattiveria degli uomini. Lo ha accolto”. Tra le lacrime la madre di Emanuele Morganti, dopo che era terminato il rito funebre, ha ringraziato anche le forze dell’ordine a nome suo, del marito Giuseppe e dei figli Melissa e Francesco.

La chiesa di Tecchiena dove si è è svolta la messa per i funerali di Emanuele Morganti era gremita così come il prato antistante. Gli amici di Emanuele indossavano t-shirt bianche con un cuore al centro e la sua foto. Il feretro è bianco, “perché Emanuele è morto da innocente”, hanno detto gli amici, bianchi sono tutti i fiori e i palloncini attorno alla chiesa. Accanto alla bara la mamma, il papà, il fratello e la sorella di Emanuele, oltre agli altri parenti. In molti sono venuti a Tecchiena dai paesi vicini.

“Quella che si è abbattuta su Emanuele è stata una ferocia disumana, barbara e spietata”, ha detto nella sua omelia il vescovo di Anagni-Alatri, Lorenzo Loppa. “Tutti si staranno chiedendo – ha aggiunto- dov’eri Signore quando Emanuele veniva pestato? Il Signore risponde, ero in quel corpo martoriato, morivo lì un’altra volta”.

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