Bastava una risata e invece è partita la minaccia della ritorsione economica per tutti i giornali

L’agenzia Adnkronos riferisce di aver appreso da fonti parlamentari del M5S, che il capogruppo alla Camera del Movimento, Francesco D’Uva, sarebbe firmatario, insieme al collega capogruppo al Senato, Patuanelli, di una lettera inviata all’Ordine dei giornalisti in cui si chiede di applicare il provvedimento di sospensione per i responsabili del titolo del quotidiano Libero di venerdì 11 gennaio “Comandano i terroni“.

Il titolo (vedi foto a lato) fa riferimento al fatto che tre delle quattro più alte cariche istituzionali del Paese sono rivestite da cittadini nati in regioni del Sud.

Ed ecco le prime reazioni. «Buongiorno con la prima pagina di Libero, giornale finanziato con soldi pubblici, anche quelli dei terroni. Questa è la preziosa informazione da tutelare con i vostri soldi! Ma tranquilli: abbiamo già iniziato a togliergliene da quest’anno e nel giro di 3 anni arriveranno a zero. Anche questa volta l’Ordine dei giornalisti rimarrà in silenzio?» scrive su Facebook, Luigi Di Maio, postando la prima pagina del quotidiano, il cui direttore responsabile è Pietro Senaldi, ma il direttore editoriale è Vittorio Feltri.

Alla voce di Di Maio si unisce, via Twitter, quella del sottosegretario M5S all’EditoriaVito Crimi, che commenta: «Se allo stadio urlano #Terroni arrivano denunce, curve chiuse, messaggi indignati. Oggi #Libero lo scrive in prima pagina. L’Odg ha niente da dire? Non è ‘informazione’, è #razzismo finanziato con soldi pubblici (4,6 milioni nel 2017). Ma fra 3 anni finiranno anche per Libero».
Dello stesso avviso Francesco D’Uva, capogruppo alla Camera dei Cinque Stelle: «Perdonatemi – scrive su Facebook – ma questo non è giornalismo. Questa non è informazione! L’Ordine dei giornalisti intervenga immediatamente per bloccare questa vergogna. Libero usa i soldi pubblici per infangare il sud? È opportuno tagliare a questo ‘quotidiano d’informazione’ qualsiasi tipo di finanziamento».

«Il verbo (“comandano”) usato in quel titolo indica una mentalità per cui l’istituzione garantisce ‘potere’ – commenta all’Adnkronos il senatore M5S Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare Antimafia – L’unico vero potere che le istituzioni democratiche possono esercitare è quello di rappresentanza e servizio. Se poi ragioniamo anche su ‘terroni’, ricordiamo quanto certi schemi, anche lessicali, siano utili a chi ha colonizzato la cosa pubblica, meridionale o settentrionale è indifferente».

Dal Movimento 5 Stelle parte anche un’offensiva via social. Su Facebook e Twitter i post dei parlamentari grillini sono accompagnati dall’hashtag #SiamoItaliani. Come quello della deputata campana Iolanda Di Stasio. «Vittorio Feltri – scrive su Fb la parlamentare di Afragola -, li vedi questi? Sono i finanziamenti pubblici che tra poco il tuo quotidiano non avrà più. Ciao Vittò, statt’ buon, come diciamo noi ‘terroni’».

«Da buon #terrone (ma soprattutto da italiano) mi voglio sentire #Libero di finanziare chi penso lo meriti: basta con giornali che non compra nessuno e che campano sulle spalle di tutti i cittadini, per poi pubblicare oscenità del genere», twitta invece il senatore Gianluca Castaldi. Gli fa eco il deputato Raffaele Trano: «Assurdo che un giornale nazionale infanghi il Sud in questo modo ignobile! Tra l’altro, Libero è il quotidiano di famiglia del parlamentare Angelucci (FI). Si tratta dell’ennesima prima pagina vergognosa, questa non è informazione!». Anche il veronese Mattia Fantinati, sottosegretario M5S alla P.a., interviene per stigmatizzare la scelta editoriale di Libero: «Caro #Libero, basta dividere l’Italia in terroni e nordici. SiamoItaliani. Il M5S mette al centro i cittadini per costruire un Paese migliore. Sono veneto, italiano, cittadino del mondo! Basta dividersi! Uniti si vince!».

La replica di Feltri. Così replica alle accuse il direttore editoriale di LiberoVittorio Feltri: «Non mi sorprende Di Maio, che sicuramente non è analfabeta, ma illetterato, altrimenti saprebbe che terrone è termine colloquiale, scherzoso, senza valenze negative, come polentone. Nel nostro articolo non c’è alcuna connotazione negativa visto che diciamo come dal sud hanno preso tante cariche, pur non contando un cazzo economicamente», assicura il direttore editoriale di Libero. «Il problema – prosegue rivolgendosi ai Cinquestelle – è che sono ignoranti come travi. Di Maio, se sapesse leggere, avrebbe letto l’articolo della giornalista che è una leggermente calabrese, di Reggio Calabria, e non se ne vergogna. Inoltre la giornalista che lo ha firmato scrive anche ‘polentone’ e nessuno se ne è lamentato».

Le altre reazioni – Per tutta la giornata, comunque, l’articolo di Libero ha tenuto banco nel dibattito politico. Tra i primi a stigmatizzare la vicenda il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che sui social definisce “vergognoso” il titolo del quotidiano. Nel suo post il sindaco palermitano – che con un’immagine richiama e sottolinea “la vicinanza di vedute fra il quotidiano Libero e il leader della Lega Matteo Salvini – afferma: «Si preparano già a scaricare sul meridione le colpe dei fallimenti del governo Giallo-Verde». Quindi chiude il proprio post con il terronisimo Ha dda passa’ ‘a nuttata!».

Duro il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali: «Terroni e negri, è sempre quello il cruccio di certa gente. Possono cambiare nome e sbraitare ‘prima gli italiani‘, ma l’unico italiano che conoscono è quello che vive sopra il Po, è ricco e anche un po’ evasore. Razzisti incalliti. #iosonoterrone”.

Interpellato dall’Adnkronos ‘o Zulù, nome d’arte di Luca Persico, storico frontman dei 99 Posse, commenta invece: «In Italia ‘comandano i terroni’? Non posso far altro che replicare dicendo che sarebbe sicuramente meglio, invece in Italia purtroppo comandano gli ignoranti».

La condanna dell’Fnsi – «Il titolo di apertura del quotidiano Libero, dedicato ai ‘terroni’ ai vertici delle istituzioni, non può essere considerato una provocazione e neanche un divertissement – affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente del sindacato dei giornalisti -. Senza voler invadere le competenze dell’Ordine dei giornalisti in materia deontologica, è semplicemente inaccettabile perché in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione e anche con i principi della Carta di Roma, alla quale la Federazione nazionale della Stampa italiana ha aderito. È però altrettanto inaccettabile l’esultanza del vicepremier Luigi Di Maio per il taglio del fondo per l’editoria, che non colpirà soltanto Libero, ma anche tante altre testate, assestando un colpo mortale al pluralismo dell’informazione e al mercato del lavoro. In democrazia la chiusura di un giornale non è mai una bella notizia, neanche quando non se ne condivide la linea politica. Un esponente di governo che esulta per il taglio dei fondi all’editoria rende ancor più palese la sua idea di democrazia».

La Commissione episcopale.  A intervenire è anche monsignor Giovanni D’Ercole, presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. «Basta odio e clima avvelenato. Bisogna evitare a tutti i costi di alimentare lo scontro – afferma il vescovo all’Adnkronos – Regnano paura, incertezza e confusione. Da che ricordo, l’Italia non ha mai avuto questi toni, ha sempre conosciuto la dialettica ma mai lo scontro, l’offesa». Da qui l’appello: «Chiunque si deve rendere conto che devono essere spente le polemiche perché non si può alimentare lo scontro a tutti i costi, l’attacco, cercando invece spazi di incontro e di ascolto. Mi rendo conto, per la mia esperienza umana e di sacerdote, che c’è tanto bisogno di essere ascoltati. C’è tanta solitudine e spesso è madre dell’arrabbiatura e di questa capacità di esplodere in ogni momento. Dobbiamo lavorare il più possibile perché si creino spazi di comprensione, vorrei dire dei cuscini di assorbimento».  La pagina del quotidiano Libero, secondo D’Ercole «è frutto di una paura interiore che va valutata fino in fondo, cercando di scoprire quali sono queste cause; perché c’è questo clima così avvelenato. Bisogna andare a scoprire tutto questo perché di questo passo a perderci siamo tutti, soprattutto i giovani che sono sempre più smarriti. C’è un po’ questo gioco a ‘fuochi di artificio’ che scoppiano uno dopo l’altro, come se senza polemiche non si riuscisse a stare». Perciò l’appello del vescovo a chi ha responsabilità a tutti i livelli:  «Basta odio e contrapposizioni, alimentare un clima di comprensione per parlare di quei valori che sono stati motivo di orgoglio nel mondo».

______*L’unico commento possibile. Quel titolo non avrebbe meritato altra reazione che una risata, accompagnata da una generosa  commiserazione per quel giornale, per l’autore del titolo e per il direttore che lo ha avallato.  Quanto all’autrice , se è vero ciò che afferma Feltri, viene il sospetto che l’abbia scritto sotto la spinta di un malinteso “patriottismo” meridionale. Ciò che inquieta, invece, è la reazione del M5s, che ha estratto la minaccia dall’ormai logoro armamentario vendicativo (con annesso, odioso, ricatto economico). Insomma due squallori che si contendono il primato. Speriamo che basti una compassionevole risata per retrocederli entrambi all’ultimo posto nella classifica del cattivo gusto.

 

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