Le grandi (e piccole) manovre sulla Rai, come 28 anni fa

di NUCCIO FAVA

I problemi non si risolvono con continui rinvii e vertici a palazzo Chigi. Procedure cui assistiamo da svariati decenni. In sala stampa e non solo, si parlava del “Generale Agosto”, garanzia di una fase di quiete e sospensione degli scontri, delle rincorse per maggiore prestigio e supremazia, almeno di facciata, nelle coalizioni. Oggi però le scelte principali dovranno essere decise ed operative entro settembre, con un qualche compromesso tra le distanze  tra leghisti e pentastellati.

L’esultanza e il giubilo del vicepresidente Di Maio dopo l’approvazione definitiva del suo Decreto Dignità non corrispondono ad analoghi sentimenti tra i leghisti. Al ritorno nelle loro terre trovano dissenso nella loro base, specie tra gli imprenditori medi e piccoli,  scontenti di come si sono messe le cose e preoccupati per il loro lavoro e i contratti dei dipendenti.

Si spera che la legge di bilancio possa in qualche modo riportare il sereno, anche se il clima generale resta complicato. Il ministro Tria non può che tentare di sottolineare che ci sono problemi specie da parte di Bruxelles già manifestatisi nelle reazioni dei mercati.

Resta comunque in primo piano la grana Rai condotta finora con spregiudicatezza da Salvini. Fa capolino persino, tra indiscrezioni di varie fonti, la indicazione di Giovanni Minoli, professionista di lungo corso, da Craxi fino all’intervista alla moglie Matilde sui canali de La7 , dopo essere stato trasferito all’ora di pranzo per fare spazio a Giletti. I maligni ritengono però che si tratterebbe di una autocandidatura, insidiata da una possibile e non meno ”autorevole” candidatura di Bruno Vespa, versatile in ogni campo: dal delitto di Cogne alle preziose anticipazioni su San Remo, dalle produzioni di vino ai principali esponenti della politica, non solo italiana: molti ricorderanno la straordinaria intervista a Saddam Hussein alla vigilia dell’invasione degli Usa. Quello che sconcerta è che il salviniano Foa resti in trincea , nonostante la evidente dissociazione dei pentastellati, che hanno condiviso l’esigenza di una soluzione di convergenza la più larga possibile, tale da garantire in qualche misura l’autonomia e l’indipendenza del ruolo al vertice della Rai.

Resta il dato certo che il mese di agosto è storicamente il tempo più adatto per i ribaltoni in viale Mazzini. In un contesto molto diverso accadde anche a me il 9 agosto 1990 di essere esonerato dalla direzione del Tg1 e sostituito in gran fretta da Bruno Vespa, gradito al presidente Cossiga e allo schieramento di maggioranza governativa.

 

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