TEATRO/ La maschera della vita. Torna a Roma (Sala Umberto) Familie Floz con “Hotel Paradiso”

di ELENA VANNI

Familie Floz è un gruppo berlinese nato nel 1994 quando Hajo Schuler Markus Michalowski proposero a un piccolo gruppo di studenti della Folkwang-Hochschule di Essen (nota per aver avuto nel corpo docenti un’artista come Pina Bausch) un progetto in grado di unire teatro di figura, acrobatica, clownerie e danza. I loro lavori sono portatori di riflessioni profonde sulla natura umana, sul divenire, sulle relazioni interpersonali e, al contempo, hanno il grande pregio di far sorridere mescolando commedia e poesia

La Sala Umberto, fino al 7 aprile, ospita uno tra i loro spettacoli più noti, Hotel Paradiso, commedia dall’umorismo nero che a tratti si tinge di tinte pulp.

Ad accoglierci è una scenografia volutamente posticcia che rimanda ai fasti passati, alle vecchie glorie di un hotel di montagna che non vive uno dei suoi momenti più floridi. L’albergo è gestito dall’anziana capo famiglia che impone a tutti un saluto giornaliero all’effige del marito e si scontra con le personalità che vorrebbero rivoluzionare la sua modalità di gestione. Sul palco si alternano vari personaggi portatori di diverse visioni, la figlia sensuale e votata al cambiamento, un figlio impacciato e sognatore, un cuoco lento e molto pragmatico, una cameriera innamorata e cleptomane. A questo nucleo principale, molte sono le figure che si alternano in scena, creando un vortice dinamico e colorito: avventori di ogni tipo, clienti eccentrici, un rapinatore, fino alla coppia comica per eccellenza composta dal poliziotto impacciato e dal collega impassibile.

Commedia degli equivoci piena di gag e noir rarefatto, denso di sospensione, la storia di Hotel Paradiso si snoda tra piccoli scontri quotidiani e le apparizioni dei fantasmi che quel luogo lo hanno abitato fino a poco prima, come se fosse presente un doppio livello tra quello che accade e quello che ai personaggi manca, che aleggia con malinconia su ognuno di loro. A rendere queste atmosfere particolarmente intense e incisive è sicuramente l’uso delle maschere, tratto distintivo del gruppo, costruite artigianalmente dagli attori. Maschere dalle fisionomie lievemente grottesche, talmente espressive da sembrare a tratti quasi vive, in grado di ridare le mille sfaccettature dell’animo umano: con un segno chiaro e definitivo riescono a tratteggiare alla perfezione i tic e il carattere di ogni personaggio.

La parola non esiste negli spettacoli dei Familie Floz, non ce n’è bisogno, la poesia è lasciata al gesto, al corpo, all’incredibile espressività della maschera, ai silenzi. Il pubblico in sala riserva a questo spettacolo un’accoglienza calorosa, gli applausi sono frequentissimi e, tra le mille risate della platea, si distinguono anche le risate di alcuni bambini, eco e testimonianza di un gruppo che riesce a parlare veramente a tutti.

All’uscita del teatro, tra un entusiasmo generale e una gioia palpabile, molti spettatori e spettatrici sono sorpresi, gli applausi hanno svelato i veri volti degli attori e il loro numero: a interpretare tutta la miriade di personaggi sono solamente quattro persone.

L’Hotel Paradiso viene declassato nel corso dello spettacolo, un ispettore porterà via le quattro stelle che campeggiavano all’entrata, e nonostante il mondo immaginifico e a tratti surreale del gruppo, viene da pensare che ci sia un riferimento alla nostra condizione contemporanea e alla difficoltà di mantenere un legame con il concetto di paradiso, qualsiasi esso sia.

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