TEATRO/ Individuo e società tra ipnosi e minimalismo. Ryoji Ikeda torna al REF 2022

di FEDERICO BETTA – Ritorno attesissimo quello dell’artista giapponese Ryoji Ikeda, considerato tra i maggiori esponenti della computer music, già ospite del Romaeuropa Festival nel 2018 con il progetto Music for percussion, in collaborazione con il collettivo svizzero Eklekto. 

Sperimentatore instancabile, con la sua ricerca Ikeda esplora un paesaggio legato al corpo e agli oggetti comuni che circondano la nostra quotidianità. Music for Percussion 2 è un concerto severo, accolto con una partecipazione quasi sacrale, che ha visto alternarsi sul palco, in formazione di duetto e terzetto, i bravissimi performer Alexandre Babel, Stéphane Garin, Amélie Grould. Telegrafi, metronomi, palle da basket, palline da ping pong, libri, fogli e righelli, ecco i co-protagonisti di questo universo sonoro, rigorosamente “suonati” senza amplificazione concertistica. I pezzi si susseguono in quadri separati con tanto di cambi a vista, performer vestiti di nero, luci minimali che cadono a pioggia, in un mondo che riesce ad alternare rarefazione e presenza, materialità e visionarietà. 

Ikeda costruisce una poetica scenica basata sulla precisione matematica e sulla ripetizione ossessiva di pattern sonori, sottolineando la solitudine contemporanea e la nostra difficile condizione di monadi auto-performanti e autosufficienti. Ma Music for Percussion 2 è un concerto che ha al suo interno un forte movimento narrativo, musicale e filosofico: il controtempo è un elemento di dialogo con l’altro, e la ripetizione crea continuamente un elegante tessuto musicale, fatto di ritmo e senso. E anche se le suggestioni delineano un mondo alienato, di non comunicazione, bloccando la scena in una sorta di ufficio distopico, non è possibile non apprezzare come l’intero disegno si regga, in realtà, su un dialogo profondo tra le singole parti.

C’è una via tracciata, una gabbia che è anche sostegno, una sicurezza che via via trova nuovi incontri e ci porta, in conclusione, al gesto dissacrante di stracciare la propria stessa partitura per gettarsi tutto alle spalle: una fine che apre immediatamente la possibilità a un nuovo inizio.

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