Si è spento all’età di 87 anni LANDO BUZZANCA, per oltre mezzo secolo un “mattatore” del cinema, della televisione e del teatro

Il cinema italiano perde un altro celebre caratterista, protagonista di commedie all’italiana e non solo: Lando Buzzanca è morto nella casa di cura “Villa Speranza” a Roma (dove era ricoverato da circa un mese) all’età di 87 anni. L’attore, che dell’esuberanza e della simpatia aveva fatto la sua cifra creativa, aveva trascorso l’ultimo anno della sua vita in una Rsa prima del ricovero in ospedale e poi in un centro di riabilitazione.

Buzzanca (il cui nome di battesimo era Gerlando) era stato portato lo scorso anno in una Rsa dopo il ricovero di quaranta giorni al Santo Spirito che si era reso necessario in seguito a una caduta nell’aprile 2021. La compagna Francesca Della Valle e il medico Tomaselli avevano quindi denunciato lo scorso novembre il declino fisico dell’attore avvenuto nei mesi del ricovero in Rsa. Il figlio Massimiliano aveva quindi detto di voler denunciare entrambi “per tutelare il padre e la sua privacy”. L’8 novembre l’attore era stato poi trasferito al Policlinico Gemelli in seguito alla rottura di un femore, per poi essere portato nel centro di riabilitazione dove è morto.

Diventato famoso soprattutto (ma non solo)  per aver incarnato meglio di chiunque altro lo stereotipo dell’uomo siciliano passionale e geloso, anche per grandi registi come Pietro Germi e Antonio Pietrangeli, commentava: ‘‘Ho interpretato 110 film, ma fin dall’inizio ho sempre voluto fare l’attore. Anche quando non ero nessuno ed ero al verde. Avevo 500 mila lire in tasca che mi aveva dato di nascosto mia madre, ma sono finiti in fretta, ho dormito per strada, ho mangiato alla Caritas, volevo fare il cinema, facevo piccole comparsate, ma sapevo che non bastava’‘. In realtà lui era nato  a Palermo il 24 agosto 1935 da una famiglia di attori e quindi aveva studiato  recitazione alla celebre Accademia Sharoff tra un lavoro saltuario e l’altro (persno il cameriere).  

A 17 anni si era trasferiro a Roma. L’esordio al cinema arriva nel 1959 nel film storico “Ben Hur“, dove intrpreta , una piccola parte, quella dello schiavo. Ma il successo comincia ad ottenerlo già nel 1961 nel ruolo di Rosario Mulè in Divorzio all’italiana di Pietro Germi. L’anno successivo è ancora Pietro Germi a regalargli una  parte importante, quella del fratello di Stefania Sandrelli, in “Sedotta e abbandonata”.

Nel 1956 si sposa con la donna con cui ha vissuto per 57 anni.

Dopo il cinema arriva il successo anche in televisione, per la quale partecipa a diversi sceneggiati come La trincea, e poi nel 1963  al fianco di Catherine Spaak in La parmigiana di Antonio Pietrangeli interpretando l’ottuso fidanzato della protagonista. Un’altra grande svolta nella sua carriera arriva nel 1971 con la commedia ‘Il merlo maschio’ di Pasquale Festa Campanile, con Laura Antonelli.

Ma gli anni ’70 sono anche quelli del successo televisivo in coppia con Delia Scala inSignore e signoracon il tormentone mi vien che rideredel quale ha parlato come di una ”delle cose piu’ belle della mia vita”. Nel film L’arbitro del 1974 dà prova della sua capacità di entrare nei panni altrui. Tra la fine degli anni Sessanta e Settanta,  collabora più volte con l’ennesimo grande regista della sua carriera: Lucio Fulci. Insieme i due girano tre film: Operazione San Pietro, Nonostante le apparenze e Purché la nazione non lo sappia. Gli anni 80 gli regalano poco spazio al cinema, anche perché per i gusti di Buzzanca la deriva che stava prendendo la commedia sexy italiana era ormai eccessiva.  Ma si dedica di nuovo anche alla radio e al  teatro.

E seguono i successi cinematografici come Secondo Ponzio Pilato di Luigi Magni. Buzzanca torna alla ribalta in tv nel 2005 con il trionfo della miniserie di Rai1Mio figlio‘ nata da un’idea dello stesso Buzzanca che interpreta un poliziotto, il Commissario Vivaldi, padre di un ragazzo gay (oltre 8 milioni di spettatori e 30% di share). Lui apertamente di destra desta sorprese, ma è un trionfo. Nel 2007 raccoglie il plauso anche della critica per la sua interpretazione nel lungometraggio I Viceré di Roberto Faenza. La partecipazione al film gli garantisce la vittoria di un Globo d’oro e la nomination al David di Donatello come miglior attore protagonista.

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