PERISCOPIO/ Trump come un bulldozer, quasi un Salvini più ingombrante

di NUCCIO FAVA – L’atteso vertice Nato con la presenza per la prima volta del presidente Usa, ha rischiato per molti aspetti di apparire pretesto per altre dinamiche e più complesse operazioni. Anche l’Italia, nel suo piccolo, ha tentato di giocare un ruolo maggiore del suo, giocando sul doppio binario di Salvini e del presidente del Consiglio, Conte.

La strumentalità ed il carattere propagandistico erano forse obbligati per la prima uscita del presidente del consiglio italiano, complessivamente abbastanza silenzioso e schiacciato dai due “controllori” della singolare maggioranza di governo. Non è di fatto ignorabile la ormai ininterrotta scaramuccia tra Di Maio e Salvini, sottolineata da un continuo rimbeccarsi e sostanziale sforzo di tenere comunque la scena. Durante le faticose e preoccupanti giornate di Bruxelles i pentastellati a Roma celebravano chiassosamente anche in piazza, l’approvazione dell’abolizione dei vitalizi mentre l’altro vicepresidente, Salvini, onnipresente, cavalcava la drammatica questione dei migranti cercando in ogni direzione consensi alla sua linea dura contro gli sbarchi e la chiusura dei porti. Fino allo sconcertante episodio della nave Vos Talassa con a bordo 67  migranti da 4 giorni, prima di potere essere accolti nel porto di Trapani. Tutta la stampa internazionale e le generose energie impegnate a svolgere il loro lavoro umanitario criticano e guardano con sgomento le scelte del governo italiano.

Infatti il presidente del Consiglio Conte si è limitato a parlare di gravi rischi, attività pericolosa e illegale, con interpretazioni approssimative e disumane delle leggi internazionali e dei principi del doveroso salvataggio. In aggiunta, il presidente del Consiglio chiosava l’evento chiedendo alla Nato di prestare maggiore attenzione al fronte sud dell’alleanza, cioè all’area mediterranea, avvertendo preoccupato che oltre al lavoro mercenario degli sfruttatori di “merce umana”, non andava dimenticato il rischio ben maggiore della infiltrazione di terroristi nascosti tra i profughi, con l’intenzione di preparare attentati e reclutamento di nuovi affiliati, in Italia e nei paesi Europei.

Questa impostazione segnala il ben più grave fallimento dell’Europa, che ormai da anni si mostra  incapace di avere una visione più adeguata in termini cultural-politici. Infatti si preferisce considerarla in chiave ideologica secondo l’abusato schema dello scontro di civiltà, di contrapposizione brutale tra gli interessi di ogni singolo paese, senza riuscire a giungere ad una visione complessiva del drammatico problema migratorio. Fenomeno epocale, aggravatosi negli ultimi tempi soprattutto a causa delle guerre di ogni tipo che investono in particolare Africa e Medio Oriente, senza offrire prospettive di sviluppo e di libertà soprattutto alle nuove generazioni, ma anche a donne e bambini che affrontano massacranti viaggi per tentare di raggiungere il mare.

Scattano invece reazioni di semplicistica risposta emotiva, che fa leva anche sull’istinto ancestrale di rifiuto dell’altro e specie quando ha la pelle di colore diverso, proprio mentre nel grande circo-barnum dei mondiali di Russia le diverse squadre – a cominciare da quelle europee con in testa la Francia – si presentano con atleti di colore, rappresentando la dimensione più naturale dello sport mondiale, ricordandoci la straordinaria distanza compiuta dall’umanità rispetto alle obbrobriose immagini delle olimpiadi di Berlino del 1936, che mostrarono tutta l’odiosa fallacia dell’ideologia di Hitler e la sua tragica visione della superiorità della razza bianca mentre il nero Gesse Owens raccoglieva medaglie olimpiche.

Ma, come sappiamo, la storia insegna poco o nulla e figurarsi se il presidente Trump conosce con un qualche approfondimento la storia europea con le sue tragedie e quella americana con i conflitti ancora oggi frequeti tra bianchi e neri, e con i latinos minacciati di continuo fino all’assurdità di costruire un muro con il Messico e di separare i bambini dai loro genitori.

La storia del mondo può ruotare anche rapidamente in un senso o nell’altro e le masse possono essere strumentalizzate per falsi obbiettivi e ignobili interessi di potere. Tutto questo è stato anche in gioco nel vertice di Bruxelles della Nato e nei contatti bilaterali tra i vari leader, senza però che emergesse una qualche sincera consapevolezza della posta in gioco e dei veri problemi in campo. Trump ha concentrato in modo ambiguo, fino alla falsificazione, la sua contrarietà nei confronti della cancelliera Merkel accusata di doppio gioco con la Russia di Putin a proposito del gas. La Merkel però ha subito replicato da Berlino che lei aveva conosciuto il comunismo, non aveva bisogno di lezioni di democrazia e in ogni caso era ben lieta di vivere nella Germania di oggi.

E’ stato il punto centrale dello scontro sul tavolo dei colloqui con lo scopo aggiuntivo di rompere l’asse franco-tedesco intorno al quale era maturata principalmente l’esperienza dell’Europa comunitaria, ora alle prese però con una crisi molto grave e distruttiva, in gran parte per responsabilità degli stessi europei, è bene non dimenticarlo, ma anche perché l’atteggiamento del nuovo presidente Usa appare in sostanza desideroso di indebolire l’Europa e favorire, anche per questa via, la ripresa di rapporti con Putin, rapporti in crisi da tempo, basti pensare ai massacri in Siria e alla politica ambigua e sempre più repressiva della Turchia di Erdogan.

Non a caso l’impegno più significativo, quasi l’atto conclusivo degli incontri di Bruxelles, sarà la tappa di Helsinki dove, in campo neutro, Putin e Trump avranno il primo vertice ufficiale. Un quadro complessivo carico di nubi burrascose con gli stati europei tutti ossessionati da egoismi nazionalistici e illusioni sovraniste, non per questo meno gravi e pericolose, perché  aggravano le difficoltà dell’Europa e le grandi incertezze di ciascuno stato.

Commenta per primo

Lascia un commento