PERISCOPIO/ Dalla farsa campionati di B e C, al ritorno di Berlusconi nel calcio. Il “codice etico” del Cavaliere per il Monza

di FABIO CAMILLACCI/ Il primo ottobre scorso è andato in scena l’ultimo atto di una delle peggiori commedie del calcio italiano con attori protagonisti: la sgangherata giustizia sportiva, il presidente della Lega di B Mauro Balata, gli attuali 19 club del torneo cadetto e soprattutto il commissario straordinario della FIGC Roberto Fabbricini che ha avallato il mancato rispetto delle regole. Ne abbiamo viste di tutti i colori a conferma che le nostre istituzioni calcistiche sono proprio alla frutta. Caos totale, una giungla in cui può accadere tutto e il contrario di tutto. Alla fine, dopo 4 mesi di barzellette, tra ricorsi e controricorsi, rimpalli di competenze tra il Collegio di Garanzia del Coni e il Tar del Lazio, si è deciso di affidare al Tribunale federale nazionale (in versione Corte di Cassazione) la sentenza definitiva. E di fatto, anche il Tfn ha sostanzialmente deciso di non decidere definendo “inammissibili” i ricorsi contro il format della Serie B a 19 squadre (non più a 22). Bocciate dunque le istanze di ripescaggio presentate da Novara, Pro Vercelli, Catania, Siena, Ternana e Virtus Entella, dopo i fallimenti di Bari, Cesena e Avellino. Alla luce di tutto quello che è accaduto tra l’estate e l’inizio dell’autunno, non stona affatto la definizione data all’intera vicenda da Stefano Bandecchi, patron della Ternana Unicusano: “E’ una supercazzola”. Un neologismo inserito nello Zingarelli e mutuato dalla “supercazzora” del grande Ugo Tognazzi nella saga cinematografica di “Amici miei”. Cioè, una frase, in questo caso una storia, priva di senso. Un’esposizione forbita del nulla fatta per svicolare e uscire da situazioni scabrose.

La motivazione della sentenza. In sostanza, il Tribunale federale ha ritenuto legittimo il comportamento, a dir poco discutibile, del commissario Fabbricini, il quale dopo aver aperto il bando sui ripescaggi, un mese dopo ha firmato la delibera contro gli stessi ripescaggi dietro pressioni della Lega di B. La motivazione del Tfn? L’inesistenza di alcuna norma che disciplini l’obbligo dei ripescaggi. Peccato però che le società candidate nel frattempo siano state chiamate a presentare una fideiussione da 1,2 milioni di euro e a versare 700 mila euro a fondo perduto alla FIGC per partecipare al bando aperto dalla Federcalcio. Soldi ancora bloccati e a breve oggetto di una causa per “appropriazione indebita”. I club interessati infatti ora puntano giustamente al rimborso di quei soldi e a un risarcimento danni per le spese, legali e non, sostenute per colpa di una delle vicende più surreali nella storia del calcio italiano. Cose mai viste, cose che non accadono nemmeno nei Paesi sottosviluppati. Per non parlare del disagio arrecato ai tifosi, ai club, alla Lega Pro e all’intero movimento calcistico italiano. Una figuraccia mondiale. Non dimentichiamo che la Serie C è stata costretta a partire in ritardo e a rinviare i match delle squadre che chiedevano il ripescaggio. Squadre entrate in scena solo alla 4° giornata e ora chiamate a un tour de force per recuperare i primi 3 turni. Sicuramente una partenza ad handicap per loro, club gloriosi e sani che ambiscono a risalire presto in B da quella Lega Pro in cui milita anche il Monza di Silvio Berlusconi.

Il Cavaliere non escludeva il ritorno nel calcio: è stato di parola. Dal cinema alla musica, una canzone del mitico “Califfo” Franco Califano si intitola: “Non escludo il ritorno”. Berlusconi quando lasciò il Milan al fondo americano Elliott (ora proprietario del club rossonero) e a uno sconosciuto imprenditore cinese, disse: “Non escludo il ritorno”. Al Milan? O nel calcio? Evidentemente, intendeva nel calcio visto che insieme al suo fido Adriano Galliani, il Cav si è comprato il Monza (nella foto LaPresse e Gazzetta.it a sinistra: Berlusconi con Galliani mentre sfoggia la maglia del Monza col suo nome). L’obiettivo della coppia più vincente nella storia del Milan è ovviamente quello di portare in due anni il club brianzolo in Serie A, dove non ha mai militato. La B il massimo traguardo raggiunto dai monzesi fino a oggi. Per Galliani si tratta di un ritorno alle origini: fu vicepresidente del Monza dal 1984 al 1986 prima di approdare alla corte di Silvio. Per Berlusconi invece è un modo per rilanciarsi anche a livello politico vista la crisi di Forza Italia. Un Monza promosso in B aiuterebbe il Cavaliere intenzionato a candidarsi alle elezioni europee del maggio 2019. L’ennesima sfida della sua carriera.

Il programma del Cav per rilanciare il Monza. Dal famoso “contratto con gli italiani” al “codice etico” del club brianzolo. Berlusconi ha spiegato: “Sarà una squadra giovane e tutta composta da giocatori italiani, tutti ragazzi. Ma dovranno avere i capelli in ordine, c’è già un parrucchiere di Monza che ha detto farà i capelli gratis”. Non solo, Berlusconi ha voluto precisare anche altri particolari sul look che dovranno avere i suoi calciatori: “Niente barba e niente tatuaggi, così come non dovranno portare orgogliosamente orecchini vari. Saranno un esempio di correttezza in campo. Si scuseranno con gli avversari in caso di fallo e tratteranno l’arbitro come un signore. Se richiesto l’autografo non faranno schizzi, ma scriveranno bene nome e cognome e andranno sempre in giro vestiti con sobrietà e a modo. Voglio qualcosa di diverso dal calcio attuale”. Come dargli torto?

 

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