di SILVIA LAMBERTUCCI (Ansa) – Droni e sensori per mettere in campo un grande progetto “di manutenzione preventiva”, una biblioteca digitale per “condividere subito le ricerche secondo un modello di archeologia pubblica”, il rilancio dei siti cosiddetti minori, da Stabia ad Oplontis a Boscoreale. Ma anche un ‘patto col territorio’ per riqualificare la buffer zone, che con le sue bancarelle, l’architettura sdrucita, i trasporti inefficienti, è da sempre una spina nel fianco del sito patrimonio dell’umanità.
Per Pompei è il giorno del cambio della guardia, dopo Massimo Osanna arriva l’archeologo tedesco Gabriel Zuchtriegel (foto), dal 2015 alla guida della vicina Paestum, di fatto la sua fortuna: «L’ho scelto perché ha dimostrato di essere bravissimo – dice il ministro della cultura Franceschini– come Massimo Osanna ha rilanciato Pompei riscattandola dalla stagione dei crolli, così Zuchtriegel ha rilanciato magnificamente Paestum, un posto sul quale nel 2014 erano in pochi a scommettere».
La nomina però spacca il consiglio scientifico del parco, con due consiglieri su quattro, Stefano De Caro e Irene Bragantini, che si dimettono all’istante con una lettera indirizzata proprio ad Osanna: «Non ci sono le condizioni per collaborare con il suo successore».
E il loro gesto fa rumore, perché i dimissionari sono archeologi di peso: De Caro, che siede nei consigli scientifici anche dell’istituto superiore del restauro e dell’Ermitage di San Pietroburgo, dopo una lunga carriera nel Mibact ( è stato tra l’altro direttore di Pompei) ha diretto fino al 2017 l’Iccrom, l’organizzazione intergovernativa UNESCO per la formazione nel campo della conservazione e del restauro. Bragantini, una vita tra scavi e ricerca, ha insegnato a lungo all’università di Napoli.
Osanna non ci sta, difende a spada tratta il suo successore: «Ha un ottimo curriculum scientifico, proseguirà il mio lavoro», dice all’Ansa sottolineando anche che la giovane età del neo direttore. «È un valore e segnale di fiducia nelle nuove generazioni». Tant’è, Franceschini, che ne ha individuato il profilo nella terna finale del concorso lanciato mesi fa (presidente della commissione è stata Marta Cartabia) sceglie di presentare Zuchtriegel alla stampa da una delle spettacolari terrazze del Colosseo, che il sabato di pandemia ha svuotato dai turisti.
Classe 1981, sposato e padre di due figli, da poco anche cittadino italiano, il neo direttore ha avuto la meglio su altri 43 studiosi. Con lui nella terna finale c’erano Francesco Sirano, l’attuale direttore di Ercolano, e Renata Picone, architetto, professore di restauro alla Federico II di Napoli.
Il ministro sembra non aver avuto dubbi: «Ha cambiato Paestum, e non solo perché sono aumentati i visitatori ed è cresciuto il bilancio: come Pompei anche Paestum ora è un modello di accoglienza, un posto dove si cura la manutenzione e si fa ricerca, dove si portano avanti scavi archeologi». Insomma, «è la prova che noi italiani quando vogliamo fare le cose le facciamo bene», incalza Franceschini, che si affaccia sul Colosseo vuoto ma guarda oltre, immagina «un futuro nel quale il turismo internazionale tornerà ad affollare le nostre città e i nostri siti e troverà luoghi molto accoglienti come lo sono oggi Paestum e Pompei. Dobbiamo prepararci – ribadisce – Lo Stato deve aiutare le imprese in difficoltà, ma intanto dobbiamo attrezzarci per il domani».
Massimo Osanna, che dal luglio 2020 ha la responsabilità di musei e siti statali, annuisce, si complimenta con il suo successore, ricorda i tanti temi ancora aperti a Pompei. “Mai abbassare la guardia sulla manutenzione“, avverte, concordando sulla necessità, ora che il sito è stato messo in salvo , di puntare al coinvolgimento del territorio e al rilancio dei tanti siti che circondano la città antica. E i nuovi scavi? «Si faranno quando sarà necessario, così come è stato negli ultimi anni» – risponde Zuchtriegel, che però sottolinea: «Non sono la priorità. Abbiamo tantissimo materiale su cui studiare e tanti progetti su cui lavorare».
Con l’occasione c’è per Franceschini una domanda su cinema e teatri, da troppo tempo rimasti chiusi. «Stiamo lavorando proprio in queste settimane per mettere a punto misure aggiuntive che garantiscano la sicurezza – risponde il ministro Pd, al suo terzo mandato per Spettacolo e Beni culturali – Ci confronteremo con i tecnici del Cts e naturalmente ci atterremo alle loro indicazioni. Ma il nostro obiettivo è comunque riaprire il prima possibile». Il clima quasi primaverile della capitale sembra dare forza alla speranza.
Intanto la Campania è tornata in zona arancione, anche Paestum e Pompei dovranno di nuovo chiudere i loro cancelli.
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