di FABIO CAMILLACCI/ Aspettando test più probanti, tipo Grecia e Bosnia a giugno, questa Giovine Italia ci piace. Ci piace il commissario tecnico, ci piace il materiale umano a sua disposizione, e soprattutto ci piace questo bel mix tra giovani e senatori. Roberto Mancini ci piace per come parla, per come si pone, per come fa giocare la squadra e per come lavora alla nascita di un gruppo forte, unito e gioioso. Certo, il “Mancio” ha un grosso vantaggio dalla sua parte: ha preso la guida della Nazionale nel momento forse più basso dell’intera storia azzurra. Era difficile far peggio di Gian Piero Ventura, detto “Ace”. Ma per la serie, piccoli azzurri crescono: godiamoci queste nuove leve, brave a convivere con chiocce di carattere ed esperienza. Prime due partite nel girone di qualificazione agli Europei del 2020, due vittorie. Al di là del valore dell’avversario (sabato scorso il 2-0 alla mediocre Finlandia), era fondamentale partire col piede giusto. Un bottino che peraltro vale il primo posto in solitaria con 6 punti nel girone. Grecia e Bosnia (stasera 2-2 tra loro) sono a quota 4.
Gli azzurri giocano a tennis contro i modesti “austro-svizzeri”. La festa azzurra, praticamente annunciata, si materializza già nella prima frazione di gioco quando l’ItalMancini mette spalle al muro il tenero Liechtenstein prendendosi gli applausi del pubblico di Parma. Come detto nell’incipit di questo articolo, aspettiamo test più probanti, ma restano comunque negli occhi molte belle azioni azzurre: trame veloci, spirito di gruppo, voglia di stupire e di conquistare il pubblico. E tutto questo fino all’ultimo secondo di recupero. Una squadra spenta e svogliata avrebbe fatto fatica anche contro la Selezione del Principato situato tra Austria e Svizzera. Il modulo del c.t. resta il 4-3-3 con a centrocampo tanti “piedi buoni”, come amava dire il mitico professor Fulvio Bernardini detto “Fuffo”. Questo perchè il “Mancio” sa che il Liechtenstein tirerà su il muro davanti alla propria area; dunque serviranno rapide triangolazioni per arrivare nel cuore dell’area. E allora: Jorginho in mezzo, Sensi a destra e Verratti a sinistra. Con Spinazzola pronto a sganciarsi sul lato mancino e a pennellare cross per gli inserimenti del 19enne Kean e del 36enne Quagliarella.
Italia sul velluto. Sono sufficienti 17 minuti per rompere l’equilibrio: Spinazzola va via come un treno e disegna un traversone perfetto per la testa del piccolo Sensi: incornata vincente del 23enne centrocampista del Sassuolo. Il fraseggio azzurro in mediana prosegue ma le punte latitano. E allora al 32′ è un altro centrocampista ad andare a segno. Verratti, che al PSG con Neymar, Cavani e Mbappe in attacco non è chiamato a fare il goleador, dimostra cosa significa avere tecnica e idee. L’ex Pescara si lancia in area, punta l’avversario, lo salta, finta e tira di destro indirizzando il pallone nell’angolo opposto. Tutto molto bello, avrebbe esclamato Bruno Pizzul. Il Tardini applaude e comincia a scaldarsi chiamando al gol l’intramontabile Fabio Quagliarella. E lui, il Quaglia, risponde presente, favorito anche dalle contingenti decisioni arbitrali. Il capocannoniere della Serie A con 21 gol, due più dell’alieno Ronaldo, accetta il ruolo di protagonista della serata, va sul dischetto al 35′ e al 48′ per calciare due rigori di fila e non fallisce. In occasione del secondo penalty, peraltro, l’arbitro espelle Kaufmann; ospiti in 10 uomini e azzurri in surplace. Così, il tiro al bersaglio prosegue nella ripresa. Mancini fa entrare il romanista Zaniolo (per Jorginho) e il cagliaritano Pavoletti (per Quagliarella). Prima di uscire però, il Quaglia regala un assist di testa a Kean per il 5-0. Il giovane juventino di colore è il primo 19enne nella storia azzurra a segnare due reti in due partite consecutive (aveva segnato il raddoppio contro i finlandesi). Il risultato tennistico lo fissa il neoentrato Pavoletti. Appuntamento a giugno quando l’asticella si alzerà: l’8 ad Atene Grecia-Italia, l’11 allo Juventus Stadium Italia-Bosnia.
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