Addio a Zygmunt Bauman, filosofo della “società liquida”

Zygmunt Bauman, durante la cerimonia di inaugurazione del V congresso nazionale della FeDerSerD, il 22 ottobre 2013 nell'aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati a Roma. ANSA/ GUIDO MONTANI
Zygmunt Bauman in una foto del 22 ottobre 2013 nell’aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati a Roma. (Guido Montani, Ansa)

Si è spento a 92 anni il filosofo della ‘società liquida’. E’ morto Zygmunt Bauman, uno degli illustri saggi del ‘900. Nato a Poznan nel 1925, di origine ebraica, teorico della ‘società liquida’, Bauman si rifugiò in Urss dopo l’invasione nazista; tornato a Varsavia, si è poi trasferito in Gran Bretagna, dove ha insegnato sociologia a Leeds (dal 1971 al 1990). Di formazione marxista, ha studiato il rapporto tra modernità e totalitarismo, con particolare riferimento alla Shoah (Modernità e Olocausto, edito dal Mulino) e al passaggio dalla cultura moderna a quella postmoderna (Modernità liquida, Laterza).

Tra le opere successive tradotte in italiano, Amore liquido – Sulla fragilità dei legami affettivi (Laterza); Vita liquida (Laterza); La solitudine del cittadino globale (Feltrinelli); La società dell’incertezza (Il Mulino); Stato di crisi (Einaudi); Per tutti i gustiLa cultura nell’età dei consumi (Laterza); Stranieri alle porte (Laterza).

IL SUO PENSIERO

”Siamo di fronte ad una nebbia informativa, una cortina impenetrabile di notizie ed informazioni in eccesso che non ci permette di sapere cosa c’è oltre. Siamo in una modernita’ di bambagia che ci impedisce di fare ciò che vogliamo, che sviluppa in noi un senso di ignoranza, di inadeguatezza e di frustrazione, e che provoca uno stato di impotenza e di instabilità”: così aveva parlato Bauman nel 2011 al Festival della Mente, di Sarzana. ”In questo contesto di precarietà e di legami che si dissolvono, sta crescendo la necessità di qualcosa di solido – aveva spiegato – che può essere ricercato nella comunità”. Sarebbe proprio questo desiderio la ragione del successo dei social network: ”E’ un mondo dove c’è la necessità di partecipazione ma al tempo stesso c’è il desiderio di autonomia” da parte di chi frequenta il social network, ”dove c’è la necessità di crearsi un’identità e di ottenere un riconoscimento”. Più in generale Bauman sosteneva: ”Siamo in una fase di interregno, di passaggio, dove tutto è ancora incerto. Stiamo assistendo a un divorzio tra le istituzioni pubbliche, che non sono piu’ in grado di offrire certezze, e il cittadino, che si è accorto di queste mancanza e quindi protesta”.

Bauman parlò di ”un divorzio tra il potere e la politica”, due settori ”che fino a sessanta anni fa, invece, coincidevano, e che oggi si sono divisi”. ”Il potere è emigrato – ha spiegato – ed è al di fuori della portata di qualunque nazione, compreso gli Stati Uniti che sono un ex impero e una ex potenza mondiale”. In questo cambiamento planetario, Bauman vedeva di buon occhio ”i movimenti popolari arabi, perché formati da persone intelligenti che hanno capito che lo stato nazionale non poteva più garantire loro alcuna certezza e sono scesi in piazza con la volontà di creare nuove forme di potere politico”.

Previsione evidentemente controversa, accompagnata dal suo pensiero su Europa e immigrazione: ”Se l’Europa non accoglierà nei prossimi trent’anni almeno altri 30 milioni di immigrati – aveva detto sempre nel 2011 -, il vecchio continente andrà incontro a un calo demografico che provocherà il crollo della civiltà europea”. L’autore di ‘Vita liquida’ e ‘La solitudine del cittadino globale’ era intervenuto anche sulle paure legate all’immigrazione: ”La politica di destra e di centro alimenta l’illusione che si possa tornare alla situazione di prima eliminando l’immigrazione. Con queste promesse si vincono le elezioni ma anche i politici sanno che sono promesse vane, perché il capitale industriale richiede sempre più immigrazione”. Infine una previsione sula crisi globale: ”Non sono un profeta – aveva detto intervenendo a Pordenonelegge -, ma è un dato di fatto che sempre più persone cercano forme nuove. Dalla Tunisia alla Spagna, dall’Egitto alla Grecia e perfino a New York, scendono in piazza per dire no. E’ un fenomeno inedito del quale non sappiamo ancora se avra’ la forza di una proposta”.

La paura di oggi? Per l’autore di La paura liquida è quella di  ‘non esser notati e si confonde la vita su Facebook con quella vera’. Bauman lo aveva detto pochi mesi fa a Firenze  intervenendo al Festival delle Generazioni.  “Ogni volta che si usa il cellulare – aveva detto – quell’azion viene registrata per sempre, c’è qualcuno da qualche parte che sa esattamente dove vi trovate, sa chi siete, dove siete. E l stessa cosa avviene quando si usano le carte di credito. C’è qualcuno che segue le vostre attività quotidiane e questo diventa di enorme interesse a livello di potere politico e economico. Zuckenberg guadagna soldi proprio grazie a queste situazioni. Ma a differenza del protagonista orwelliano, oggi non abbiamo paura di esser visti troppo, abbiamo paura di no essere notati, abbiamo paura della solitudine, il virus che min e compromette il senso della vita è l’esclusione e l’abbandono. E su questo traggono vantaggio i social network”. (servizio Ansa)

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