Verso il congresso Pd. Confronto a distanza Epifani-Orlando-Emiliani

REDAZIONE – Ogni giorno che passa il confronto politico sul prossimo congresso del Pd si fa più acceso soprattutto nei vari talk show televisivi. Oggi sono scesi in campo tre protagonisti di questo confronto: due candidati alla segreteria che sono rimati, dunque, nel Pd, e cioè il ministro della Giustizia Andrea Orlando (intervistato dal Corriere della sera) e il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano (intervistato su La7 a Tagadà, magistrato in aspettativa, e uno dei leader del Movimento democratici e progressisti usciti dal Pd, Guglielmo Epifani (intervistato da Repubblica-foto) , che è stato segretario della Cgil per la corrente socialista e segretario del Pd alla guida delle primarie che, dopo le dimissioni di Bersani, furono vinte da Renzi.

EPIFANI ha lasciato il partito per confluire nel neo movimento Democratici Progressisti con Bersani e Speranza, e dice senza giri di parole le ragioni della scissione: “La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il Jobs Act, quando l’abolizione dell’art.18 venne esteso anche ai licenziamenti collettivi”. Epifani stigmatizza Renzi per avere rotto il rapporto tra popolo e partito; “Esempio? Il referendum sulle trivelle, quando invitò gli italiani a non andare a votare”. Poi, riferendosi al futuro, afferma che, una volta fuori Renzi dalla plancia di comando del Pd, gli scissionisti potrebbero tornare, perché “la scissione non è la causa della crisi del Pd ma è una conseguenza della crisi del Pd”.

ORLANDO evita di parlare dell’inchiesta Cosip: “La separazione tra poteri deve essere rigidissima”, dice al Corriere. Ma Lotti non deve dimettersi, replica a Speranza: “la richiesta di dimissioni contraddice la volontà di sostenere il governo”. Poi ribadisce: “Corro per vincere contro Renzi, che, “dopo il referendum, cerca la rivincita. Ma non sono il candidato della sinistra, sono un candidato di tutti, voglio un Pd plurale”. Infine di Emiliano, che lo ritiene “corresponsabile del disastro di Renzi”, dice: “Ama i paradossi. E’ alfiere dell’intransigenza antirenziana dopo essere stato renzianissimo”.

EMILIANO non nega di essere stato un entusiasta e convinto sostenitore dei propositi di rinnovamento dichiarati da Renzi quando fece la scalata del Pd. Purtroppo, però, dopo aver conquistato il partito e poi Palazzo Chigi ha avuto una svolta che ha tradito via via  le aspettative della gente, a partire dalle norme sul lavoro. Inoltre ha creato un sistema di potere familistico che contrasta con gli ideali su cui deve reggersi un partito della sinistra. Infine, quanto alla presunta incompatibilità tra la sua professione di magistrato e la candidatura alla segretaria di un partito ha negato che questa incompatibilità esista. E comunque, ha detto, prometto che se smetto di fare politica chiederò al ministro della Giustizia l’assegnazione a un’altra pubblica amministrazione, diversa dalla magistratura”.

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