A mano a mano che si avvicina la data delle prossime elezioni per il rinnovo della carica di presidente degli Stati Uniti i colpi di scena, anche velenosi, si susseguono da entrambi i fronti contrapposti. Oggi lo speaker del Congresso americano, Kevin McCarthy, ha annunciato il suo sostegno all’avvio dell’impeachment del presidente in carica, Joe Biden. L’accusa che gli viene rivolta è di aver avuto benefici finanziari dagli affari stipulati dal figlio, Hunter (nella foto accanto al padre), con governi stranieri, tra cui Cina e Ucraina. La mossa, secondo i repubblicani, dovrebbe mirare all’accesso a documenti bancari che riguardano in particolare il figlio di Biden.
“Le indagini dei Repubblicani della Camera – ha commentato uno dei portavoce della Casa Bianca, Ian Sams – non hanno portato a prove di condotta sbagliata. Anzi, i loro testimoni e i documenti prodotti hanno mostrato che non c’è nessun legame che porti al presidente degli Stati Uniti“. Ma la decisione di McCarthy nascerebbe anche dall’ultimatum lanciato dalla corrente di destra, guidata dal rappresentante della Florida, il trumpiano Matt Gaetz, di votare il suo siluramento dal ruolo di speaker se non avesse avviato le procedure di impeachment.
La minaccia non è arrivata a sorpresa. McCarthy, che aveva dovuto superare quindici ballottaggi prima di essere nominato speaker a gennaio, cosa mai successa negli ultimi 150 anni, era sotto scacco da mesi, da quando la corrente di Gaetz aveva barattato il voto per eleggerlo, in cambio della possibilità di poterlo sottoporre più facilmente a voto di sfiducia.
La Casa Bianca ha condannato la decisione, definendola “politica estrema nella sua forma peggiore“.
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