Stanno uscendo in queste ore le sentenze di accoglimento del maxi ricorso dell’Unione degli universitari, patrocinato dagli avvocati Michele Bonetti e Santi Delia, relativo al test d’ingresso dell’aprile 2014: con tali sentenze il TAR sta sciogliendo le riserve di migliaia di studenti, i quali diventano a tutti gli effetti studenti iscritti regolarmente al corso di studi di Medicina.
Sono sentenze storiche, che segnano un passo avanti decisivo nella battaglia contro questo sistema di accesso, che preclude ogni anno a migliaia di studenti la possibilità di frequentare il corso di studi che avevano immaginato per il proprio futuro. Gli studenti iscritti in sovrannumero hanno dimostrato di aver diritto di studiare ciò che avevano scelto nel modo più semplice possibile: frequentando le lezioni e dando esami.
Queste sentenze, che confermano l’iscrizione di quasi 9mila studenti ammessi in sovrannumero dopo il ricorso del 2014, rappresentano la migliore risposta a chi vorrebbe una riduzione dei posti messi a bando per il prossimo anno accademico: è ormai evidente che il numero chiuso non funziona. Per il solo anno accademico 2014/2015 un numero di studenti doppio rispetto a quello previsto ha avuto la possibilità di iscriversi a Medicina. Ogni giorno il TAR è chiamato ad intervenire su più fronti, per garantire agli studenti diritti negati da un sistema ingiusto, che preclude in maniera folle e insensata l’accesso all’università. E’ paradossale, però, che il riconoscimento e la tutela del diritto ad accedere al percorso di studi scelto venga negato ogni anno dal Ministero dell’Istruzione.
Ogni giorno di più il muro rappresentato dal numero chiuso si va sgretolando. Questo sistema sta implodendo nelle sue contraddizioni: è notizia di ieri che il giudice civile di Caltanissetta ha confermato la legittimità dei corsi di Medicina e professioni Sanitarie dell’università romena Dunarea a Enna, rigettando il ricorso presentato dal MIUR, e aprendo la strada a quest’ennesima presa in giro. Il governo deve assolutamente farsene una ragione e assumersi la responsabilità politica, e non solo, di recepire quello che è l’indirizzo che l’Unione degli studenti sta indicando da anni, e che oggi trova il definitivo supporto della giustizia amministrativa. Abbattiamo il numero chiuso non è solo uno slogan, ma una necessità con cui il governo deve misurarsi. E lo deve fare cominciando ad ascoltare la voce di chi rappresenta gli studenti in questa battaglia. Il tavolo per discutere del superamento del numero chiuso, da troppo tempo promesso dal ministro, non può più attendere.
* Jacopo Dionisio è coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari
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