di LUCA DELLA MONICA/ Il solito tira-e-molla: Renzi lo ha recitato ancora una volta davanti ai senatori del Pd, convocati ieri sera per concordare la linea da tenere sulla riforma costituzionale, con particolare riferimento all’ormai famoso articolo 2, che esclude la eleggibilità diretta dei 100 membri del futuro Senato. Renzi cede sul principio rivendicato da Bersani – che ancora ieri mattina a Radio anch’io aveva rivendicato il diritto di libera scelta sulle leggi di modifica costituzionale – (“niente rispetto della disciplina di partito”, ha affermato il capo del partito e del governo), ma ha ribadito che l’articolo 2, approvato in prima lettura da entrambe le Camere, non si tocca, altrimenti bisogna ricominciare tutto daccapo. Insomma… pronto a discutere, ma a condizione che poi si faccia come dico io.
Dunque, ha ripetuto, “Nessun prendere o lasciare, nessuna disciplina di partito”, apertura al dialogo con la minoranza Pd ma poi “ancora qualche giorno” a senatori e deputati del suo partito per trovare un accordo che permetta di accelerare e approvare il ddl al Senato il prima possibile, per consentire anche alla legge sulle unioni civili di essere approvata prima del 15 ottobre, quando sarà presentata la legge di stabilità.
Poi la solita solfa. Le riforme che il Parlamento ha fatto hanno ridato credibilità all’Italia – ha sostenuto Renzi – e hanno inciso sullo spread. Sostenere che non dipende dall’azione del Parlamento il cambiamento o meno delle condizioni di vita dei cittadini è l’approccio tipico di chi vuole sostituire la tecnocrazia alla politica. C’è cosa più di sinistra – ha aggiunto – che stabilizzare il lavoro precario come fa il Jobs act? Quella dei diritti civili e delle unioni civili è la prossima sfida – ha detto ancora Renzi – anche in termini di calendario. La tranquillità in Italia sta tornando ed è merito anche nostro. Per un anno c’è chi ha scommesso sul disfattismo: ora devono riposizionarsi”.
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