E’ durato un po’ meno di due ore il colloquio tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il professor Giuseppe Conte, che ha ricevuto l’incarico di formare il governo e lo ha accettato con riserva. Il professor Conte, che sarà il 65.mo presidente del Consiglio e il sesto non parlamentare nella storia della Repubblica, uscendo dall’incontro e prima di recarsi dai presidenti della Camera e del Senato, ha affermato che è sua intenzione attenersi al programma contenuto nel “contratto di governo” sottoscritto dalle “forze politiche di maggioranza” (cioè M5s e Lega), ma ha confermato il proposito di mantenere la posizione italiana nell’Europa e l’intenzione di essere, da avvocato, il “difensore degli italiani”.
Il tiro al piattello
di ENNIO SIMEONE – Prima lo spread, poi il curriculum. E’ senza precedenti l’opera di demonizzazione e di discredito preventivo scatenata contro il tentativo di formare un governo, in cui la Lega, il Movimento 5 stelle e il presidente Mattarella si stanno cimentando in conseguenza sia della bislacca legge elettorale (il “Rosatellum” voluto dal Pd di Renzi e da Berlusconi) sia del rifiuto del Pd di avere almeno un dialogo con il partito che ha ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni del 4 marzo. E’ un’opera di discredito e di demonizzazione in cui forze politiche colpevoli di questo sfacelo operano congiuntamente con una grande parte dei giornali, delle televisioni, delle radio e degli altri mezzi di comunicazione.
La manovra più squallida, ma non l’unica, è quella che potremmo chiamare del “tiro al piattello“: un giornale o una tv fa da spara-piattelli e tutti gli altri, ben appostati, sparano per colpirlo. Così sta accadendo da giorni per i presunti ministri del governo giallo-verde. Uno spara-piattelli lancia un nome che potrebbe essere gradito ai Cinquestelle ma sgradito alla Lega, e via: parte la raffica delle dichiarazioni di leghisti o presunti tali che manifestano il loro dissenso. Subito dopo lo stesso spara-piattelli lancia il nome di un leghista sgradito ai Cinquestelle; ed ecco che, siccome i Cinquestelle difficilmente ci cascano, partono articoli che descrivono anonimi malumori del popolo pentastellato, difficili da smentire come possono esserlo i malumori quando sono anonimi. Negli ultimi giorni, addirittura, è stato tutto un susseguirsi della invenzione che Mattarella preferirebbe Di Maio come presidente del Consiglio al posto del professore Conte, in modo da sentirsi rispondere, ovviamente, da Salvini che ciò non rientra nei patti. E parte la raffica di titoli con la traduzione “Salvini dice no a Di Maio“, ben nascondendo le dichiarazioni di esponenti M5s e dello stesso Di Maio, che affermano che l’accordo tra i due non è in discussione.
Ma il fuoco più intenso di discredito (che qualcuno ha definito “macchina del fango” facendo torto al fango) è stato scatenato direttamente contro il professore Giuseppe Conte da chi, appena il suo nome è stato fatto da Di Maio e Salvini a Mattarella come possibile capo del governo, si è messo a spulciare nel suo curriculum alla ricerca di un punto debole. Potendo pescare poco in Italia, il compito è stato affidato alla perspicacia di un cronista del New York Times, il quale è riuscito a farsi dire da una impiegata dall’Università newjorkese che il nome del candidato al ruolo di presidente del Consiglio italiano non risulta negli archivi di quell’ateneo, che Conte cita marginalmente tra le tappe dei suoi approfondimenti. Scandalo e titoloni sui giornali e sui siti web. Silenzio, però, sulla smentita di questa bufala arrivata subito dopo da docenti di quella università, che confermano ciò che Conte ha scritto nel suo curriculum ed anzi aggiungendo che per alcuni anni ha frequentato ogni estate quella università americana sia per perfezionare il suo linguaggio giuridico sia per attingere materiale utile alle sue pubblicazioni.
Ma, come se non bastasse, lo hanno accusato persino di “complicità” con Vannoni, l’ideatore della “cura Stamina” per malattie incurabili, quando, in realtà – come ha precisato Guido De Barros, papà della piccola Sofia, venuta a mancare a dicembre dopo la lunga battaglia che passò anche per i tentativi di cura con il controverso metodo Stamina – “Giuseppe Conte, in qualità di avvocato, non chiese alcun compenso professionale, fece tutto per aiutare la nostra famiglia. E la sua vicinanza alla nostra causa fu di natura solidaristica. Far coincidere il suo rapporto con la nostra famiglia ad un appoggio a Stamina è assolutamente falso”.
Ma non è finita qui. E’ facile prevedere che il tiro al piattello continuerà. Anzi potrà evolversi in tiro al piccione. Facendo diventare tifosi del governo giallo-verde anche coloro che ne avrebbero preferito uno giallo-rosso e magari si sarebbero accontentati, come il sottoscritto, anche di uno giallo-rosa.
Conte convocato al Quirinale
Il professor Giuseppe Conte è arrivato in taxi al Quirinale per incontrare il presidente Sergio Mattarella, che lo ha convocato alle 17.30 in vista di un possibile incarico per formare il nuovo governo. Il giurista designato da M5S e Lega è sceso dall’auto bianca e da solo si è incamminato all’ingresso, salutando i cronisti e alcuni cittadini che lo hanno applaudito. E’ il primo passo formale per l’incarico (più difficile un pre-incarico) che apre la strada concreta alla formazione di un nuovo governo.
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