Un medico e un’infermiera accusati di aver ucciso 4 pazienti e il marito di lei nell’ospedale di Saronno

Un medico e un’infermiera dell’ospedale di Saronno (Varese) sono stati arrestati con l’accusa di omicidio per alcune morti sospette in corsia e per il presunto omicidio del marito di lei.

L'infermiera Laura Taroni e l'ex viceprimario del pronto soccorso di Saronno Leonardo Cazzaniga, arrestati dai carabinieri di Saronno il 29 novembre 2016, in una foto tratta dal profilo Facebook della donna. FACEBOOK +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO? ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L?AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++
Laura Taroni e l’ex viceprimario del pronto soccorso di Saronno Leonardo Cazzaniga,  in una foto tratta dal profilo Facebook della donna.

Leonardo Cazzaniga, anestesista di 60 anni, è accusato dell’omicidio di 4 anziani pazienti fra il 2012 e il 2013 all’ospedale di Saronno (Varese) dove lavorava e, successivamente, di aver ammazzato con Laura Taroni – infermiera dello stesso reparto arrestata anche lei oggi e ritenuta dalla Procura di Busto Arsizio l’amante del medico – il marito di lei, morto non in ospedale. Per entrambi l’accusa è comunque di omicidio volontario.

L’operazione è stata denominata ‘Angeli e demoni’. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, iniziate nel 2014 e coordinate dalla Procura di Busto Arsizio, il medico, che lavorava al pronto soccorso dell’ospedale di Saronno e che poi era stato trasferito, è accusato dell’omicidio di 4 pazienti anziani e malati ricoverati nello stesso reparto. I delitti sarebbero avvenuti dal febbraio 2012 all’aprile 2013. L’accusa sostiene che alle vittime l’anestesista ha somministrato “dosi letali di farmaci per via endovenosa, in sovradosaggio e in rapida successione”. I farmaci usati, spiega nel dettaglio la Procura in una nota, sono “clorpromazina, midazolam, morfina, propofol e promazina”.

L’omicidio del marito dell’infermiera, invece, sarebbe avvenuto alla fine di giugno 2013. All’uomo i due arrestati avrebbero somministrato (non in ospedale), “per un lungo periodo, farmaci assolutamente incongrui rispetto alle sue reali condizioni di salute, debilitandolo fino a condurlo alla morte”.

L’anestesista “usava riferirsi a un proprio ‘protocollo’ per il trattamento dei malati terminali”. E’ quanto ha ricostruito la Procura di Busto Arsizio nelle lunghe indagini iniziate dopo la denuncia di un’infermiera e che hanno escluso il movente economico: nei delitti che sarebbero avvenuti in ospedale il medico non avrebbe quindi agito per un tornaconto personale. Le indagini hanno riguardato anche altri casi ritenuti sospetti: al momento quelli contestati sono 4.

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