Trump trasferisce l’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, violando gli accordi internazionali, e Netanyahu ordina ai suoi soldati di sparare sui palestinesi che protestano: 59 morti e 2800 feriti

L’inaugurazione, imposta oggi da Trump e Netanyahu, della sede dell’ambasciata americana a Gerusalemme, trasferita da Tel Aviv,  ha provocato una reazione del popolo palestinese, cui i soldati israeliani hanno risposto col fuoco e con l’uccisione di oltre 59 persone e circa 2.800 feriti, 27 dei quali in gravi condizioni, sulla linea di confine. La protesta (a mani nude, al massimo con delle fionde) dei palestinesi è contro un atto unilaterale di grave rottura degli accordi internazionali stipulati 70 anni fa sulla divisione in due stati in Medio Oriente: Israele e Palestina, e sulla regola che Gerusalemme doveva rimanere la patria spirituale di Ebrei, Arabi e Ortodossi.
Amnesty International parla di una “ripugnante violazione delle norme internazionali e dei diritti umani”. “Molti dei 2800 palestinesi feriti sono stati colpiti alla testa e al petto. Oltre 500 sono stati feriti da pallottole. Bisogna porre fine adesso a tutto ciò”, afferma l’Ong via Twitter.
“A Gerusalemme non è stata aperta un’ambasciata ma un avamposto americano“, ha detto il presidente palestinese Abu Mazen che ha parlato di schiaffo da parte degli Usa ribadendo che “l’America non è più un mediatore in Medio Oriente”. Abu Mazen ha poi annunciato lo “sciopero generale dei Territori Palestinesi” e tre giorni di lutto per gli uccisi a Gaza.

Continueremo ad agire fermamente per proteggere la nostra sovranità e i nostri cittadini”, ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu, sui fatti di Gaza. “Ogni paese deve proteggere i suoi confini – ha proseguito -. Hamas, organizzazione terroristica, sostiene che intende distruggere Israele e invia migliaia di persone a violare la barriera difensiva per realizzare questo obiettivo”.

Intanto nel primo pomeriggio si è svolta a Gerusalemme la cerimonia di apertura della nuova ambasciata Usa. Al suo arrivo il premier Benyamin Netanyahu è stata accolto dagli applausi. In prima fila Ivanka Trump, Jared Kushner, l’ambasciatore Usa David Friedman e il vice segretario di Stato Usa John Sullivan insieme al segretario al Tesoro David Mnuchin. Presente anche il presidente di Israele Reuven Rivlin. Suonato l’inno nazionale Usa.

La capitale di Israele è Gerusalemme. Israele, come ogni stato sovrano, ha il diritto di determinare la sua capitale”, ha detto Donald Trump nel video messaggio inviato per la cerimonia di apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme.
“La nostra speranza è per la pace e gli Stati Uniti restano impegnati per un accordo di pace”, ha sottolineato Trump nel messaggio. Il capo della Casa Bianca subito dopo ha twittato di nuovo: “Un grande giorno per Israele. Congratulazioni!”.
L’ambasciatore americano Friedman – primo del suo paese nella nuova collocazione – ha ringraziato tutti i presenti prima di congedare gli ospiti.

“Non abbiamo migliori amici al mondo che gli Usa”, ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu alla cerimonia di apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme. “Grazie per aver avuto il coraggio di mantenere la promessa”, ha aggiunto rivolgendosi alla delegazione Usa e al presidente Trump. “Ricordate questo momento, questa è storia. Il Paese più potente del mondo oggi ha aperto a Gerusalemme la sua ambasciata. Eravamo a Gerusalemme e – ha proseguito tra gli applausi – siamo qui per restarci”. E’ naturale che sia esplosa la rabbia dei palestinesi.

L’Egitto, attraverso il suo ministero degli Esteri, “ha espresso la propria forte condanna degli attacchi compiuti dalle forze di occupazione israeliane contro civili palestinesi disarmati causando finora 37 martiri e più di 1.600 feriti”. Lo riferisce un comunicato del dicastero. Il Cairo inoltre esprime il proprio “rifiuto categorico dell’uso della forza contro manifestanti pacifici alla ricerca di diritti giusti e legittimi e mette in guardia dalle ripercussioni negative di questa pericolosa escalation”. Il comunicato esprime poi “l’appoggio totale dell’Egitto ai diritti legittimi del popolo palestinese, in cima ai quali c’è la creazione di uno Stato indipendente con Gerusalemme est come capitale”.

Commenta per primo

Lascia un commento