Trump telefona minacciosamente al segretario di stato della Georgia (repubblicano) chiedendogli di “trovare 11.799 voti” per fargli vincere le elezioni vinte da Biden

Un fatto di inaudita gravità, che non ha precedenti nella storia degli Stati Uniti, è accaduto oggi ed ha come protagonista Donald Trump. Il quale ha tenuto al telefono per un’ora il segretario di stato della Georgia, Brad Raffensperger (che è di fede repubblicana come Trump), invitandolo perentoriamente – di fronte al netto rifiuto dell’interlocutore – a “trovare” abbastanza voti per ribaltare la vittoria di Joe Biden in quello stato, in modo da poter ribaltare l’esito delle elezioni a proprio vantaggio.

La notizia è stata rivelata dal quotidiano Washington Post, che ha ottenuto la registrazione della lunga telefonata (foto a destra), nella quale il presidente alterna rimproveri, lusinghe, preghiere e minacce di vaghe conseguenze nel caso rifiuti di perseguire le sue accuse (infondate) di brogli, ammonendolo ad un certo punto che si sta assumendo “un grande rischio”.

Nonostante le pressioni, Raffensperger e il suo avvocato generale hanno respinto le richieste, spiegando al presidente uscente che si basano su false teorie cospirative e che la vittoria del presidente eletto Joe Biden in Georgia per 11.779 voti è giusta ed verificata. Ma Trump ha contrattaccato. “I cittadini della Georgia sono arrabbiati, i cittadini del Paese sono arrabbiati”, ha detto. “Non c’è niente di sbagliato nel dire che avete ricalcolato i voti”, ha aggiunto.

Signor presidente, i dati che lei ha sono sbagliati“, gli ha risposto Raffensperger (foto a sinistra). A quel punto il Trump  gli ripete: “Tutto quello che voglio fare è questo. Voglio solo trovare 11.789 voti, che sono molto più di quelli che abbiamo. Perché …abbiamo vinto lo Stato“.

E di fronte al netto rifiuto di Raffensperger di rendersi corresponsabile, lui sì, di un imbroglio, Trump ha convocato una manifestazione di suoi sostenitori a Washington per mercoledì 6 gennaio, giorno in cui Joe Biden dovrà essere proclamato nuovo presidente degli Stati Uniti. Si tratta di una manifestazione che rischia di sfociare in gravi disordini perché avrebbe lo scopo di impedire l’adempimento dell’atto conclusivo delle elezioni svoltesi il 3 novembre: la proclamazione della vittoria di Biden, che deve sancire il suo insediamento  alla Casa Bianca per il giorno 24 gennaio.

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