Inquietanti ipotesi sulla morte al Cairo del ricercatore Giulio Regeni

Giulio Regeni

Pesanti interrogativi sulle circostanze della morte dello studente friulano Giulio Regeni al Cairo. Il cadavere è stato trovato in un fosso della periferia della capitale egiziana. Secondo quanto scrive il sito del quotidiano ‘Al Watan’, la Procura afferma che sul cadavere del giovane italiano vi sarebbero dei “segni di tortura” e in particolare di bruciature; al contrario la polizia parla di incidente stradale e nega che vi siano segni di torture. Ora, anche dopo le pressioni ve unte dall’Italia, il corpo è stato portato all’ospedale italiano della capitale egiziana, dove verrà effettuata l’autopsia. Pare certo, intanto, che ad uccidere il 28enne ricercatore universitario italiano (nonché collaboratore, con uno pseudonimo, del quotidiano “Il Manifesto”) sia stato un colpo alla testa infertogli con un corpo contundente. Ma anche la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio sulla traffica fine di Giulio Regeni.

L’ambasciatore egiziano Amr Mostafa Kamal Helmy, convocato oggi alla Farnesina, “ha espresso a nome del suo Paese profondo cordoglio per la morte di Regeni e – si legge in una nota – ha assicurato che l’Egitto fornirà la massima collaborazione per individuare i responsabili di questo atto criminale”.
Invece il direttore dell’Amministrazione generale delle indagini di Giza, il generale Khaled Shalabi, ha sostenuto che “non c’è alcun sospetto crimine dietro la morte del giovane italiano Giulio Regeni, il cui corpo è stato ritrovato sulla strada desertica Cairo-Alessandria”. Il generale “ha indicato che le indagini preliminari parlano di un incidente stradale” e ha smentito che Regeni “sia stato raggiunto da colpi di arma da fuoco o sia stato accoltellato”.

Un avvocato per la difesa dei diritti umani egiziano, Mohamed Sobhy, la notte scorsa ha riferito sulla sua pagina Facebook che il corpo di Giulio Regeni si trovava nell’obitorio di Zeinhom, nel centro del Cairo, e c’era “un impressionante dispositivo della Sicurezza nazionale. Il ministero dell’Interno si rifiuta di farmi vedere il corpo e quindi non si è sicuri della presenza di ferite sul suo corpo”.

Un giornale egiziano ha riportato la notizia, riferita ad un fatto avvenuto mercoledì, del ritrovamento – oggi – del “corpo di un giovane uomo di circa 30 anni, totalmente nudo nella parte inferiore, con tracce di tortura e ferite su tutto il corpo”, nella zona di Hazem Hassan della Città. Proprio quell’estrema periferia della capitale egiziana dove, secondo un’altra fonte, è stato rinvenuto il cadavere di Regeni.
“Il governo italiano ha richiesto alle autorità egiziane il massimo impegno per l’accertamento della verità e dello svolgimento dei fatti, anche con l’avvio immediato di un’indagine congiunta con la partecipazione di esperti italiani”, ha fatto sapere il ministero degli Esteri.

Finora non c’è nessuna ipotesi ufficiale sulla matrice del delitto di cui è stato vittima il dottorando di Cambridge che, da settembre, abitava in un appartamento del Cairo per scrivere una tesi sull’economia egiziana presso l’American University. A far temere il peggio erano state martedì scorso fonti del Cairo che avevano escluso l’ipotesi della scomparsa del ragazzo per un errore dei servizi di sicurezza egiziani compiuto proprio il 25 gennaio, anniversario della rivoluzione anti-Mubarak, sempre accompagnato da disordini e arresti (quest’anno peraltro meno numerosi e non segnalati nella zona del Cairo dove lo studente era sparito). Oltre alla teorica possibilità di un depistaggio, restava dunque in piedi l’ipotesi di un rapimento per estorsione: a sfondo economico, in caso di criminalità comune; o “politico”, qualora fossero entrati in azione estremisti islamici (l’Isis è attivo soprattutto in una frazione settentrionale della penisola del Sinai ma gli vengono attribuite rivendicazioni di attentati al Cairo). Per non azzardare conclusioni affrettate, una fonte della sicurezza locale aveva sostenuto che la scomparsa sarebbe potuta essere legata a non meglio precisati “motivi personali”.

Visto il luogo del ritrovamento del cadavere è verosimile, ma siamo nel campo delle possibilità, ipotizzare anche l’esito di una rapina andata male. Scarne le informazioni sugli ultimi minuti, poco prima delle 20 di quel lunedì 25 gennaio, in cui Regeni era sicuramente vivo, come riportato da alcune fonti: il giovane stava andando a trovare amici per un compleanno (circostanza confermata da un suo amico, Omar Aassad). Si stava spostando a piedi tra il quartiere di El Dokki, sulla sponda sinistra del Nilo, e il centro che è su quella destra, diretto dalla stazione della metropolitana di Bohoot a quella di Bab Al Louq, circa 5 km in linea d’aria più a ovest, nei pressi di piazza Tahrir.

Domani un team di sette uomini di Polizia, Carabinieri e Interpol partirà per il Cairo per seguire le indagini sulla morte di Giulio Regeni, in collaborazione con le autorità egiziane. Nel pomeriggio di oggi in una telefonata con il presidente egiziano Al Sisi, il premier Matteo Renzi aveva fatto presente l’esigenza di pieno accesso dei rappresentanti italiani per seguire gli sviluppi delle indagini.

***** GIULIO REGENI, originario di Fiumicello (Udine), un comune della Bassa friulana,  ha ricoperto il ruolo di “Sindaco dei ragazzi” di Fiumicello. Aveva quindi studiato all’estero e stava compiendo il dottorato di ricerca post laurea a Cambridge da dove si era spostato al Cairo per una tesi sull’economia egiziana. Nel 2012 e nel 2013 aveva vinto premi al concorso internazionale “Europa e giovani”, promosso dall’Istituto regionale per gli studi europei (Irse), con studi sul Medio Oriente. La famiglia di Regeni è molto nota nel paese friulano. La madre si era candidata alle ultime elezioni comunali del 2014 a sostegno del primo cittadino, Ennio Scridel, mentre la sorella ha ottenuto successi nel pattinaggio, partecipando agli ultimi campionati mondiali.

****SOSPESA UNA MISSIONE IN EGITTO GUIDATA DAL MINISTRO FEDERICA GUIDI.  L’esito tragico della vicenda del giovane di Fiumicello ha causato la sospensione di una missione di una sessantina di aziende italiane in corso al Cairo e guidata dal ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi. L’annuncio è stato dato dall’ambasciata italiana. Proprio al ministro Guidi, in un incontro riservato avuto in mattinata, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi aveva assicurato la propria “personale attenzione” al caso di Regeni.

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