TOUR DE FRANCE AVVINCENTE/ Il 22enne esordiente britannico Tom Pidcok conquista l’Alpe d’Huez. Lo sloveno Pogacar risorge e attacca la maglia gialla che resta sulle spalle del danese Vingegaard. In tutto questo, la storica salita inaugurata da Fausto Coppi festeggia i 70 anni

di MARIO MEDORI/ Il Tour de France 2022 è sempre più avvincente. Soprattutto ora: con i tapponi di montagna. L’Alpe d’Huez numero 31 è di Tom Pidcock: il corridore britannico 22enne, debuttante alla Grand Boucle, trasforma la seconda tappa alpina nel palcoscenico più bello della sua giovane carriera. Pidcock passa così dall’oro olimpico nella mountain bike e dal titolo mondiale nel ciclocross, al trionfo sulla mitica salita; che peraltro festeggia i 70 anni. Tanti ne sono passati infatti da quel 4 luglio 1952 caratterizzato dall’acuto di Fausto Coppi, “il Campionissimo”.

C’è la storia in cima all’Alpe: diventata località sciistica rinomata e cresciuta a dismisura proprio dagli anni 50. Sull’Alpe d’Huez non importa la nazionalità dei ciclisti, si tifano tutti. L’impressionante entusiasmo della folla sta lì a testimoniarlo: 500 mila tifosi ai bordi della strada stazionano lungo il percorso da giorni, trasformando l’atmosfera già caldissima in un girone infernale. Risorge Pogacar, Vingegaard sempre maglia gialla con 2’20” di vantaggio sullo sloveno.

La gara. Secondo a 48″ da Pidcok, si piazza il sudafricano Meintjes, terzo Froome a 2’06”; prima fuga per quest’ultimo dopo anni difficili. In evidenza anche l’italiano Giulio Ciccone, decimo a 3’32” dal vincitore. Alle spalle dei fuggitivi: Tadej Pogacar attacca tre volte la maglia gialla Jonas Vingegaard, che risponde in prima persona e resta poi sempre a ruota dello sloveno. L’impressione è che Pogacar abbia superato la giornata nera del Granon, lanciandosi in una volata furiosia e chiudendo in quinta posizione a 3’23” davanti alla stessa maglia gialla e a Thomas.

Le particolarità di questa frazione. Una giornata avvincente che vive sulla fuga di Froome, Pidcock, Powless, Meintjes e Ciccone. Degna di particolare valore l’azione di Pidcock nella discesa dal Galibier, quando recupera 4 minuti ai fuggitivi e rientra in testa. È sulla Croix de Fer, salita infinita di 29 km, che la Jumbo-Visma di Vingegaard inizia a scremare il ritmo con Van Hooydonck e Benoot. Mentre a ruota del danese ci sono i motori per la salita: i gregari Kuss, Kruiswijk e soprattutto Roglic.

La prossima tappa. Siamo giunti alla tredicesima: la Le Bourg d’Oisans-Saint Etienne di 193 km. Giornata dedicata ai velocisti e agli attaccanti. Si va verso il centro della Francia e il caldo si fa sentire più che altrove. A Saint Etienne si arriva per la 27° volta, la prima risale al 1950. Il Tour un tempo evitava queste zone centrali preferendo toccare i confini francesi. Su tutte, si ricorda l’immagine di Bernard Hinault in giallo nel 1985, sanguinante e con il naso fratturato dopo una caduta allo sprint per il decimo posto. Alla fine il famoso campione transalpino trionfò per la quinta volta in carriera alla Grand Boucle. Noblesse oblige.

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