TEMPI SUPPLEMENTARI 2.0/ “Monday Night” all’insegna degli orrori nell’era della moviola in campo: ma il Lecce merita il 2-1 con cui espugna la Torino granata. Toro: addio sogni di primato con l’Inter

di FABIO CAMILLACCI/ Il terzo turno di campionato, va in archivio con l’ennesimo orrore della “premiata ditta” arbitro-var, doverosamente con la minuscola. Ma nel “Monday Night” il Lecce vince con merito a Torino contro i granata: 2-1 per i giallorossi salentini e addio sogni di primato e di sorpasso alla Juventus per i granata. In sintesi la mostruosità arbitrale: Belotti, gol in offside, e il rigore giusto per il Toro è quello sul Gallo. Tutti gli episodi più discussi al microscopio. Al 24’ il Torino batte un calcio d’angolo, in area Rispoli e Belotti si trattengono reciprocamente: il mediocre arbitro Giua lascia correre, stavolta scelta corretta. Al 53’ Belotti mette in rete dopo che Gabriel si è opposto ad un primo tentativo. Tutto inutile, l’assistente Imperiale ha alzato la bandierina. Chiamata difficile, ma corretta. Belotti infatti è imbeccato da Zaza, che serve un assist sporcato da un tocco di un avversario: è solo una deviazione, non una giocata intenzionale che avrebbe rimesso in gioco Belotti. Il Var conferma, rete annullata. Molto bene fin qui. Al 56’ comincia il disastro assistito. Giua assegna un rigore al Torino per un presunto contatto tra Tabanelli e Zaza. Il centrocampista del Lecce trattiene appena l’attaccante granata, che poi si lascia cadere, anche sulla pressione del compagno Bonifazi, che in realtà sembra più decisiva. Penalty a dir poco generoso ma non viene considerato un errore tale da scomodare la Var. Al 95’ altro contatto in area del Lecce, sempre tra Rispoli e Belotti. In questo caso, pur tenendosi a vicenda, la trattenuta di Rispoli è più prolungata. Giua però non indica il dischetto, mentre il Var Di Paolo con una chiamata al limite gli suggerisce la review. A quel punto, tutti si aspettano il rigore ma l’arbitro non cambia idea. Sbagliando ancora.

Le partite della domenica

Il Bologna del guerriero Mihajlovic è la squadra del giorno: 2° posto con la Juventus. Roma bella e spumeggiante ma la difesa resta ballerina. La Lazio si butta via. Milan, un piccolo diavolo vincente. Bene la Dea

In Serie A, è stata un’altra domenica caratterizzata dalla giostra del gol: ben 24 in 6 partite. A questo punto, dopo tre turni, la domanda è d’uopo: il nostro campionato sta diventando come la Bundesliga tedesca, la Ligue 1  francese, la Eredivisie olandese o altri tornei europei in cui la fase difensiva non esiste o quasi? Ovviamente, siamo solo all’inizio della stagione 2019-2020 e molte squadre devono ancora carburare o assimilare bene gli schemi dei nuovi tecnici. Però, si segna tanto: colpa delle difese che non difendono o merito degli attaccanti bravi a segnare? A breve avremo conferme o smentite in tal senso.

La squadra del giorno è senza dubbio il Bologna di Sinisa Mihajlovic, secondo in classifica a 7 punti come la Juventus campione d’Italia in carica e a -2 dall’Inter capolista. Il Bologna, una squadra che non molla mai come il suo allenatore guerriero. A Brescia l’ennesima dimostrazione: la compagine rossoblu è passata in men che non si dica dall’1-3 al 4-3 finale. Un successo favorito anche dall’espulsione per doppio giallo di Dessena, calciatore delle “Rondinelle” lombarde. Dopo la vittoria tutti a trovare mister Miha in ospedale che a un certo punto invita i suoi ragazzi ad andare a ninna. Tutto molto bello e commovente. E domenica prossima al Dall’Ara arriva la Roma: un buon esame per continuare a sognare in grande all’ombra delle Torri degli Asinelli.

Roma champagne all’Olimpico. In attesa della difficile trasferta in terra d’Emilia, i giallorossi centrano la prima vittoria ufficiale della stagione: 4-2 a un Sassuolo più che morbido in difesa. La squadra di Fonseca si conferma forte e bella da vedere dal centrocampo in su, ma, ancora acerba in fase difensiva. A tratti, il potenziale offensivo romanista è debordante per gli avversari, con il nuovo innesto Mkhitaryan subito nel vivo della manovra e subito a segno all’esordio. Per molti addetti ai lavori, quando è in forma, il primo armeno della Serie A, è un vero e proprio “top player”. L’inizio promette bene. Strepitosi anche il nazionale azzurro Lorenzo Pellegrini (autore di 3 assist) e Dzeko. Bene Cristante e il neoacquisto Veretout. Ma ribadiamo, il tecnico portoghese deve ancora lavorare molto sulla fase di non possesso e sulla fase difensiva in generale.

Piange la sponda biancoceleste del Tevere. A Ferrara è andata in scena la solita Lazio dai due volti, autentico tallone d’Achille della formazione guidata da Simone Inzaghi. Nel primo tempo ha annichilito la Spal senza darle però il colpo di grazia dopo l’1-0 di Immobile su rigore; nella ripresa è crollata favorendo il ribaltone firmato Petagna e Kurtic. La Lazio è forte ma manca di continuità e paga una rosa corta soprattutto in difesa e in attacco: negli ultimi anni, ai capitolini è capitato spesso di perdersi sul più bello. Non a caso non accede alla Champions League da molto tempo. Insomma, è da un po’ che la Lazio non è una squadra da torneo lungo ma da coppa. E i risultati storici sono sotto gli occhi di tutti.

Gli episodi regalano la seconda vittoria di fila a un Diavolo piccolo piccolo. Il Milan del nuovo allenatore Giampaolo resta un cantiere aperto e sconclusionato: i rossoneri non hanno ancora un gioco ben definito e soprattutto ci sono molti giocatori fuori ruolo. Però, l’espulsione di Stepinski nel primo tempo e il rigore per fallo di mano consentono a Piatek e compagni di espugnare per 1-0 il Bentegodi di Verona, sponda Hellas. A proposito, l’attaccante polacco, in astinenza da tempo è tornato a fare “pum pum” anche se solo dal dischetto.  Insomma, un copione molto simile a quello del Meazza per Inter-Udinese.

Colpo corsaro anche per l’Atalanta. I bergamaschi a pochi giorni dall’esordio in Champions, vincono a Marassi contro il Genoa e si riportano a ridosso delle prime posizioni. Decide una perla di Zapata: centravanti forte ma chissà perchè snobbato dai grandi club. Tre centri in tre partite per il colombiano. Curiosità: al Ferraris si è guastata la Var e l’arbitro ha concesso un rigore inesistente al Genoa: il momentaneo pareggio di Criscito. Ennesima dimostrazione che gli arbitri in tempi di Var sono di gran lunga più scarsi di prima. Vedono falli inesistenti e non vedono falli clamorosi. Senza il sostegno del monitor ormai vanno in crisi.

Tris del Cagliari, Parma ko. I ducali si confermano squadra da trasferta visto il gioco fatto di ripartenze voluto da mister D’Aversa, che può contare su contropiedisti efficaci. Ma al Tardini i sardi passano in scioltezza per 3-1 confermando di avere ottime individualità. Altra aberrazione in era di Var: ben 12 minuti di recupero a Parma. Con la moviola in campo non è più calcio, ma un altro sport. La cosa più brutta di questa giornata resta comunque la maglia della Juventus in versione Polonia al Mundial di Spagna ’82: maglia bianca e pantaloncini rossi. Alla faccia della tradizione bianconera. Ennesima mostruosità di questo calcio moderno, privo di romanticismo perchè comandato da freddi sponsor e tv.

 

 

Commenta per primo

Lascia un commento