TEATRO/ Teho Teardo e Blixa Bargeld Nerissimi in concerto

 

Teardo Bargelddi FEDERICO BETTA –

In tour italiano per presentare il loro secondo album, Nerissimo, Teho Teardo e Blixa Bargeld hanno riempito il Quirinetta di Roma con uno spettacolo al tempo divertente e dark. Il musicista di Pordenone e il fondatore degli Einsturzende Neubauten, che insieme hanno già realizzato l’album Still Smiling, sono stati accompagnati dalla violoncellista Martina Bertoni e dal clarino basso di Gabriele Coen, ai quali, a show iniziato, si è aggiunto il quartetto d’archi composto da Elena de Stabile e Mariana Dudnic al violino, Ambra Chiara alla viola e Simone Sitta al violoncello.

Con Nerissimo Teardo e Bargeld affondano i testi in un misto di italiano, inglese e tedesco mescolando sonorità cupe a sprazzi ironici in un turbine di pop e elettronica, noise e orchestrazione classica, creando un vero e proprio mondo di simboli e illusioni, tra favole, riferimenti filosofici e viaggi epici.

Bargeld apre il concerto con una serie di storielle e battute, dimostrando una grande capacità di focalizzare il pubblico al centro del palco. È un uomo abituato alla scena (nella sua carriera è stato anche polistrumentista per i Bad Seeds di Nick Cave) e non nasconde la sua verve comica. Durante tutto il concerto è lui ad attrarre gli sguardi, con i calibrati movimenti delle mani e la sua voce che dimostra una continua ricerca sonora. Una ricerca che si spinge ai confini del nero per ritrovare un barlume di chiarore, scoprendo squarci di luce negli urli e nelle strida, così come flebili fiammelle nei sussurri e nel racconto epico. Ma Blixa, avvolto nel suo completo nero sbrilluccicante, non è l’unica colonna portante di Nerissimo.

Come si può notare nella copertina dell’album, che ritrae i due musicisti uno a fianco dell’altro riproducendo il quadro cinquecentesco Gli ambasciatori di Holbein il Giovane, Teho Teardo riempie la scena con altrettanta intensità. Grazie alla sua chitarra pizzicata come un basso, orchestrando da direttore il quartetto d’archi, percuotendo una serie di piccole campane con bacchette e martelletti, intesse le atmosfere tra potente progressione ritmica e astrazioni poetiche e dà vita a un’empatica risonanza che rende i pezzi un vero e proprio concept album da non perdere.

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