TEATRO/ Le inquietudini contemporanee in “De Living” di Ersan Mondtag al 36° RomaEuropaFestival

di FEDERICO BETTA – Mark Fischer nel suo noto saggio Dello spazio e del tempo, Lovercraft e il weird, esordisce con la domanda che cos’è il weird? Utilizzando i racconti di H.P.Lovercratf come strumenti per illuminare una nozione che fa della stranezza (e quindi dell’inclassificabile) la sua caratteristica principale, ci conduce in un mondo che mette in crisi le nostre certezze.

La prima italiana, per la trentaseiesima edizione di RomaEuropaFestival, di De Living, ultima opera dell’acclamato giovane regista tedesco Ersan Mondtag (foto), sembra il compendio ideale per chiarire le intuizioni di Fisher. La macchina scenica cristallina disseziona una costruzione speculare dove ogni movimento prende luce solo dalla sua alterità, diventando disturbante. La naturalezza dei movimenti, la quotidianità delle azioni, la linearità della scenografia diventano il riflesso fantasmatico di un doppio che ci mostra la stranezza, per l’appunto la weirdness, della nostra immobile realtà.

Lo spettacolo è costruito da una sequenza di gesti, senza parole e suoni se non quelli emessi da una radiolina e dai movimenti delle attrici, e da un persistente tappeto sonoro che richiama le inquietanti atmosfere degli horror movies.

Due donne, le gemelle Doris e Nathalie Bokongo Nkumu (performer di origini congolesi, esponenti della scena hip-hop belga), vestite allo stesso modo, muovendosi su un pavimento a scacchiera ripetono o sfasano la gestualità una dell’altra come immerse in un’atmosfera creata da David Lynch. Assistiamo a un suicidio, ma anche alla sua inversione quando il tempo del racconto sembra attorcigliarsi su sé stesso; vediamo sullo sfondo il ritratto dell’ex Re del Belgio Leopoldo II, le cui statue sono state distrutte recentemente per la sua compromissione con il ferocissimo colonialismo belga di fine ‘800; c’è una grande testa di cavallo, in plastica, che viene trascinata e spinta sul pavimento accentuando quell’inspiegabile che travolge la normalità. Normalità che travolge tutto il pubblico quando, durante il suicidio di una delle due donne che infila la testa del forno, si espande in platea un preoccupante odore di gas.

De Living è uno spettacolo che, nonostante forse giochi un po’ troppo con tempi dilatati ed esilità costruttiva, ci offre una prospettiva inusuale, che ci ipnotizza offrendoci l’esperienza dell’oltre che ci invade. Come una porta più volte aperta, laggiù, in fondo a sinistra, che ci inonda con una luce accecante per ricordarci quanto le pareti rassicuranti, entro cui troviamo protezione, siano anche, sempre, un tremolante riverbero di un possibile orrore.

 

Commenta per primo

Lascia un commento