TEATRO/ La magia di “Principesse e sfumature” di Chiara Becchimanzi

 

di FEDERICO BETTA – Siamo fin troppo abituati a una comicità che fa leva sulle tematiche del sesso, delle relazioni di coppia e dei fraintendimenti affettivi: dalle barzellette sconce ai programmi di cabaret in tv, da sempre siamo sommersi da battute a doppio senso e dagli ammiccamenti piccanti. E purtroppo questa comicità non ha più la forza di smuovere la ben che minima risata. In teatro, però, accade qualche volta di incontrare la magia.

Principesse e sfumature Chiara BecchimanziIn scena al Teatro Trastevere di Roma, con Principesse e sfumature (per la prima volta in versione integrale), Chiara Becchimanzi ci offre uno spaccato di vita che da tutto l’armamentario tipico del battutista ammiccante tira fuori un vero e proprio romanzo di formazione affettiva irresistibilmente comico e che ci fa pensare a lungo.

Con il coraggio femminile di portare in scena il proprio vissuto e una rabbia che trasforma in tagliente commedia ogni imposizione sociale, l’autrice attrice gioca con gli stereotipi di genere, senza mai essere scontata. In un continuo entrare e uscire dalla propria esperienza di terapia psicanalitica con una sussurrante analista, il monologo si snoda nella lettura sarcastica di alcuni famosi racconti del contemporaneo (Cinquanta sfumature di grigio, Topazio e Polyanna) passando per i grotteschi esercizi sessuali con uomini poco sensibili all’ascolto della partner, fino ad arrivare ai tenerissimi racconti delle esperienze fatte dall’autrice insegnando teatro ai bambini.

Principesse e sfumature non ha tempi morti e il ritmo della risata è in crescendo. Ma non si crogiola nemmeno nella battuta facile e affonda con serietà il suo affilatissimo sguardo nella formazione sentimentale di ogni donna. Per questo è un piccolo gioiello che ci porta lontano anni luce dalla stereotipata comicità televisiva, impiantando saldamente la gioia in un raffinato discorso sulla realtà che ci circonda.

Vincitore Comedy al Roma Fringe Festival 2016 gli auguriamo un grande in bocca al lupo. E speriamo che abbia la fortuna di scalzare gli stereotipi di genere oltre le confortevoli poltrone di una piccola platea.

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