di FABIO CAMILLACCI/ Niente da fare per Jannik Sinner contro il numero uno del tennis mondiale. A Wimbledon in semifinale, Novak Djokovic batte in 3 set l’altoatesino. Dunque, all’azzurro, numero 8 del ranking, non riesce l’impresa di diventare il secondo italiano a conquistare la finale di Wimbledon dopo Matteo Berrettini. Sinner tiene botta, lotta come un leone ma lo specialista su campo in erba è troppo più forte e s’impone con il seguente punteggio: 6-3, 6-4, 7-6 (7-4) dopo 2 ore 47 minuti di gioco. Ennesima finale per Djokovic: ora sfiderà lo spagnolo Carlos Alcaraz, che ha asfaltato il russo Medvedev nell’altra semifinale.
Il match Sinner-Djokovic. Il primo set è senza storia, con Nole che salva due punti per il game a Jannik e marca il primo punto, salvo poi portarsi sul 3-0. Nei successivi giochi, Sinner riesce a tenere il servizio e a mantenersi in gioco sul 5-3, ma è Novak a servire chiudendo il set sul 6-3 con ben tre ace di fila. Un primo forte segnale per l’italiano. Nel secondo parziale, però, è Jannik a rompere l’equilibrio marcando il primo punto, ma il serbo ristabilisce subito le gerarchie e le distanze portandosi sul 3-1.
L’azzurro accorcia fino al 4-3 e serve per restare in partita. Nole è però implacabile e, ancora una volta, devastante al servizio nel game decisivo: due ace e punto del 6-4 che vale il doppio vantaggio. Il terzo set registra la rabbiosa reazione di Sinner, che resta praticamente sempre avanti. L’altoatesino deve correre molto per reagire alle tante soluzioni del suo avversario, ma riesce a portarsi sul 3-2 mantenendo il vantaggio fino al 5-4, quando si vede annullare un doppio set point.
Il momento topico della sfida. Djokovic s’innervosisce e s’infuria con il pubblico; poi recupera la concentrazione e vince ai vantaggi annullando il margine del quasi 22enne italiano (il 16 agosto è il suo compleanno). Blackout per Sinner; si va al tiebreak. Al tiebreak il primo scatto è di Jannik Sinner sul 3-1, ma il serbo reagisce con cattiveria e grande precisione nei colpi. Nole passa in vantaggio e chiude il conto sul 7-4. In finale poi Djokovic è stato sconfitto in 5 set dopo quasi 5 ore di battaglia, dal numero uno del mondo Carlos Alcaraz con i seguenti parziali: 1-6, 7-6, 6-1, 3-6, 6-4. Alcaraz, 20 anni, il nuovo fenomeno del tennis mondiale.
Il quarto di finale vinto da Sinner
TRA STORIA E GRANDE SOGNO/ Wimbledon: dopo aver raggiunto la prima semifinale di uno Slam in carriera, Jannik Sinner adesso proverà a fare l’impresa di battere il numero uno del mondo Novak Djokovic
Jannik Sinner fa la storia a Wimbledon. Alla Scala del tennis mondiale, l’altoatesino batte il russo Roman Safiullin in 4 set e per la prima volta in carriera vola a una semifinale di uno Slam. Tranne un passaggio a vuoto nel secondo set, l’italiano domina imponendosi per 6-4, 3-6, 6-2, 6-2. Adesso, per il 21enne di San Candido, c’è l’ostacolo Novak Djokovic.
Il match. Subito bene il bolzanino visto che Safiullin concede quattro palle break, ne annulla tre nel quinto e nel nono game prima di cedere il primo set al suo avversario. Simile l’avvio del secondo parziale: nettamente in favore del classe 2001, ma sul 3-1 il numero 8 della classifica si perde concedendo al russo due break che valgono l’1-1 nel computo dei set.
Ma è solo un fuoco di paglia perchè nei successivi due set Sinner torna padrone della sfida. Dal terzo parziale in poi, infatt, l’azzurro non concede quasi più nulla al rivale: solo una palla break all’ inizio del quarto set, non sfruttata da Safiullin. E comunque, a ogni turno di battuta il russo deve fare gli straordinari per non perdere il servizio, cosa che gli riesce soltanto fino al 2-2.
A quel punto, l’altoatesino accelera prendendosi entrambi i parziali per 6-2: game over e prima semifinale in carriera. Pertanto, dopo Nicola Pietrangeli nel 1960 e Matteo Berrettini nel 2021, è la volta di Jannik Sinner. Un altro bel traguardo per il tennis italiano e soprattutto una gran bella soddisfazione per un tennista che deve ancora compiere 22 anni. Certo, Djokovic in semifinale è uno scoglio tosto da superare, ma, è già bello esserci.
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