Silurato da Trump anche il capo strategia della Casa Bianca Steve Bannon

Un altro personaggio di rilievo esce di scena dalla Casa Bianca: lo “stratega” Steve Bannon. La notizia è stata data così in una nota della portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders : “Il capo dello staff della Casa Bianca John Kelly e Steve Bannon hanno convenuto di comune accordo che oggi sarebbe stato l’ultimo giorno per Steve. Siamo grati per il suo servizio e gli auguriamo il meglio” . Che  Donald Trump intendesse rimuovere Steve Bannon dal suo posto alla Casa Bianca era stato detto poche ore prima dal New York Times e da altri media. Secondo la Cnn Trump era furioso per una recente intervista di Bannon.

L’uscita di Bannon fa tirare un piccolo sospiro di sollievo ai mercati, e Wall Street chiude la settimana recuperando una parte delle perdite subite col tonfo dei giorni scorsi. Lo spettro di un addio di Cohn sembra invece, per ora, allontanarsi. Anche perché – osservano alcuni commentatori – non è un segreto che Trump gli abbia promesso la presidenza della Bce dopo Janet Yellen, in uscita nel 2018. Ma Cohn vuole lavorare senza più ostacoli provocati da una presidenza finora improntata sull’improvvisazione. Con l’obiettivo di portare a casa nel 2018 almeno l’annunciata ‘rivoluzione’ fiscale. Difficile che in vista delle elezioni di metà mandato qualcuno in Congresso si opponga a un massiccio taglio delle tasse. Ma oramai i repubblicani che vorrebbero staccare la spina al presidente non si contano più.

Si allunga la lista dei ‘silurati’ da Trump – Donald Trump caccia dunque anche il chief strategist Steve Bannon, allungando così la lista delle uscite eccellenti dalla Casa Bianca. In quasi sette mesi il presidente americano ha rivoluzionato più volte la sua amministrazione puntando a circondarsi di fedelissimi. E ricorrendo alle parole che più apprezza: “You are fired!”, sei licenziato, lo slogan che ha reso popolare nello show televisivo ‘The Apprentice‘.

La prima testa a cadere è stata quella di SALLY YATES, il ministro della giustizia ad interim e una delle ultime eredità dell’era Obama. A poche ore dalla scadenza del suo mandato (sarebbe stata automaticamente sostituita da Jeff Sessions, la cui conferma in Senato era attesa il giorno seguente) Yates è stata fatta fuori a sorpresa per essersi ”rifiutata di attuare” il bando degli arrivi da sette paesi a maggioranza musulmana. Yates è colei che ha messo in guardia la Casa Bianca su Michael Flynn, ritenuto ‘ricattabile’ dai russi. Proprio a MICHAEL FLYNN, travolto dal Russiagate, Trump è stato a malincuore costretto a rinunciare.

Fra le vicissitudini di Flynn ha traballato anche il ministro della Giustizia JAMES SESSIONS, che per mettersi al riparo dalla critiche ha scelto di astenersi dalle indagini sul Russiagate. Una decisione che continua a pagare duramente, essendo oggetto di critiche quasi quotidiane da parte del presidente. Sullo spettro delle interferenze elettorali russe è caduto anche il direttore dell’Fbi, JAMES COMEY, licenziato ufficialmente per la gestione dell’email-gate. La scure di Trump si è poi scagliata contro i procuratori generali dell’era Obama e in particolare sul potente procuratore di New York PREET BHARARA.

A fine luglio altre due uscite eccellenti: il capo dello staff REINCE PRIEBUS e il portavoce della Casa Bianca SEAN SPICER, caduti sotto la scure del nuovo fedelissimo di Trump, il direttore della comunicazione ANTHONY SCARAMUCCI. Ma poi anche quest’ultimo è stato silurato in poco tempo, con l’arrivo del generale John Kelly al posto di Priebus.

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