Signor ministro, si ricordi del ragionier Fantozzi

di NUCCIO FAVA – Colpisce ancora lo straordinario “ragionier Fantozzi” in volo sulle nuvolette verso il paradiso. Giannelli gli fa commentare l’ultima intesa europea sui migranti: “E’ una ‘boiata’ pazzesca”, che l’angelo protettore in parte riesce a smorzare senza ovviamente che il significato (villaggesco) sfugga ad alcuno. Ha del resto fatto anche politica questo singolare artista genovese – all’estrema sinistra e poi con Pannella – con chiara simpatia per Grillo, alla fine.

E colpevolmente crudele talvolta il nostro mestiere che ci spinge ad accostamenti esagerati ma che la cronaca ci pone dinnanzi. Di sicuro però Paolo Villaggio avrebbe reagito con una delle sue risate e con la battutaccia sulla corazzata Potemkin, a proposito della cosiddetta intesa con Germania e Francia. Il nostro ministro degli Esteri si è formato a Reggio Calabria, nella FIGC di Massimo D’Alema, che mai avrebbe irriso alla “corazzata”, offerta in ennesima visione gratuita agli iscritti del quartiere ferrovieri.   Ma i tempi cambiano e scatta la tentazione di passare da D’Alema a Renzi e quindi ministro dell’interno del governo Gentiloni. La fantasia si arrovella sino a giungere alla singolare proposta di chiusura dei porti italiani, mentre a Strasburgo non più di trenta parlamentari mettono in ridicolo il tema dei migranti e l’attenzione delle istituzioni europee verso l’Italia, che ne porta in tutti i sensi il peso maggiore.

Ammirevole per molti versi il comportamento di Minniti, nella sostanziale incapacità e difficoltà, però, di far comprendere a tutti gli interlocutori il carattere globale e biblico del fenomeno, non destinato certo ad arrestarsi. Oltre a enormi mezzi e alle grandi solidarietà verbali che di certo non mancano, manca ogni lungimiranza ideale e una qualche comprensione culturale e quindi economica e politica. In questa prospettiva andrebbe anche ricondotta la tragedia del terrorismo nelle nostre contrade, che potrebbe addirittura maggiormente colpire dopo la caduta di Mosul. Purtroppo il passo falso del presidente Macron rischia di dare fiato alle posizioni di Salvini e a molta parte del centrodestra non solo in Italia. Rafforzano le tante paure in circolazione e la tentazione ulteriore di arraffare elettori da ogni parte. Con grande originalità anche Renzi ha ricordato tempestivamente sul suo twitter mattutino che gli sbarchi sono diventati davvero troppi e che l’Italia non ce la fa. Pensiero originale e acuta constatazione che in qualche modo motiva e sollecita l’estemporanea uscita del ministro Minniti. La chiusura dei porti ricorda addirittura la battuta del Duce che, dinnanzi al susseguirsi di incidenti sui treni che danneggiavano prevalentemente le vetture di coda con i relativi passeggeri, propose a tutti i capistazione convenuti a Piazza Venezia: “si aboliscano a questo punto tutte le vetture di coda”.

Torna così inesorabile la ricomparsa del comico genovese, anche perché come non ricordare il modo disumano con cui a Ventimiglia e negli accampamenti di Calais sono stati trattati gli odiati “stranieri” invisi a Parigi e alla democratica albione della signora May. Anche nella Germania della Merkel sono presenti spinte anti-immigrazione con toni e linguaggi da nazismo di ritorno. Del resto la stessa Austria che ha sconfitto alle presidenziali il candidato di estrema destra aveva minacciato di mandare i carri armati e i militari in armi al Brennero. Avremmo potuto almeno evitare la melassa del “passo avanti, di qualche concessione ottenuta dall’Italia” di cui ci hanno puntualmente inondato i notiziari tv e gr della Rai.

La responsabilità maggiore ricade ovviamente sul governo e sul presidente Gentiloni. Ci resta però la consolazione dell’incarico di compilare il regolamento per la nuova distanza dalle coste della Libia per il possibile recupero dei disperati e la garantita presenza dei nostri poliziotti sulle imbarcazioni delle ONG. Siamo purtroppo lontani mille miglia dalla comprensione profonda del problema che richiederebbe un difficile salto culturale per contribuire a ridurre le paure presenti in tutti i paesi europei, Italia non esclusa. La paura cioè che questi disperati potranno impunemente entrare e uccidere dentro le nostre case, togliere lavoro e abitazioni ai nostri connazionali. Problemi terribilmente seri che richiederebbero tra l’altro una migliore preparazione, qualificazione e redistribuzione della nostra accoglienza, senza cadere in nuovi codicilli e nei burocratismi, in integrazione al lavoro grandioso che compiono già generosamente diverse ONG. La magistratura ha già avviato il suo lavoro, attenta però a non alzare nuvoloni di sospetti e speculazioni, di cui i volontari non portano colpa alcuna anche in quest’opera di informazione e di approfondimento serio e qualificato, eminentemente culturale e non ridotto al botta e risposta Grillo-Renzi e relativi compagni di cordata. In ciò sarebbe necessario l’impegno massimo del servizio pubblico radiotelevisivo. Qualcosa di simile all’opera “leggendaria” del maestro Manzi che contribuì a fare conoscere l’Italia e la lingua italiana da Aosta a Lampedusa e che dovrebbe diventare una sorta di missione permanente della RAI sia per chi sbarca sia per chi accoglie.

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