Siamo al gioco delle “tre carte” tra Salvini e Meloni sul green pass. Ma Draghi può continuare ad assistere al “clinch” facendo finta di niente?

di SERGIO SIMEONE – E’ proprio come nel gioco delle tre carte, dove chi sfida lo scommettitore a trovare l’asso, prima lo fa scomparire e poi, con un’abile “mossa” della mano, lo fa riapparire dove nessuno se lo aspetta.

E’ quello che ha fatto Matteo Salvini con gli emendamenti leghisti al decreto sul green pass presentati in Parlamento: prima li ha fatti scomparire per convincere Draghi a non mettere la fiducia sul voto di convalida a Montecitorio e poi, una volta ottenuto l’impegno del premier a non porre la questione di fiducia, li ha  fatti ricomparire dichiarando che la Lega avrebbe votato  a favore degli emendamenti di FdI.

La “similitudine” tra gli emendamenti scomparsi del Carroccio e quelli di Giorgia Meloni (relativi a gratuità dei tamponi, contrarietà all’obbligo vaccinale ed alla estensione generalizzata del green pass) è stata certificata da una dichiarazione di Claudio Borghi.

I contorsionismi del “capitano” trovano una spiegazione nella difficile posizione del leader della Lega, il quale vuole apparire il maggiore sostenitore di Draghi, per godere della luce riflessa della sua popolarità, ma al tempo stesso non vuole lasciare il monopolio della opposizione a Giorgia Meloni. La quale, proprio godendo di questo monopolio, è riuscita a strappare alla Lega molti consensi fino a divenire nei sondaggi il leader virtuale della coalizione di centro-destra.

Qualcuno potrebbe obiettare che questa spietata lotta per la supremazia tra Salvini e Meloni mal si accorda con le scene di Cernobbio, immortalate dai fotografi, dove si vedono i due scambiarsi  abbracci e sorrisi (foto), e che fanno invece pensare ad un vero e proprio idillio. Questo qualcuno probabilmente ignora il clinch, quella mossa a cui ricorre il pugile in difficoltà che consiste nell’abbracciare l’avversario per impedirgli di continuare a sferrare colpi. Salvini da un po’ di tempo appare piuttosto intronato per i colpi che riceve dalla Meloni ed allora si rifugia in clinch, prima abbracciando fisicamente la sua concorrente per la guida del centrodestra e poi seguendola nelle sue mosse parlamentari.

Ma questa tattica crea grande confusione nel confronto politico e soprattutto mette in seria difficoltà il governo, che sta affrontando sfide epocali (dalla lotta alla pandemia al recovery plan e alle riforme) e non può sprecare tempo ed energie per superare gli ostacoli che di volta in volta gli crea la Lega per risolvere i suoi problemi elettoralistici a spese di quelli del Paese. Mario Draghi, che è il responsabile dell’attuazione del programma del Governo, dovrebbe decidersi a chiamare il break invitando il leader leghista a fare una scelta definitiva: o sceglie di sostenere lealmente il Governo o passa all’opposizione. Ma lo farà?

 

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