Sì O NO ALLA TAV?/ M5s per il No, Lega per il Sì. Mediazione di Conte per scongiurare la crisi di governo

La TAV (il Treno ad Alta Velocità Torino-Lione) continua a marcare il contrasto tra i due alleati del governo giallo-verde, con il presidente Conte che prosegue nel suo faticoso tentativo di mediazione pur con una propensione – dichiarata in conferenza stampa – per il no a quest’opera che appare negativa nel computo dei costi e dei benefici per il nostro paese. Ma i tempi per una decisione si  sono accorciati enormemente: entro domenica dovrà essere presa e comunicata alla Francia e all’Unione europea.

Nonostante le cinque ore di vertice notturno di ieri e le altre ore di discussioni oggi le posizioni di Lega e M5S sembrano inconciliabili: Di Maio e i Cinqustelle per il no, Salvini e la Lega per il sì (magari con un taglio sui costi).

“Ci sono due posizioni diverse tra Lega e M5S. Io sono favorevole, i 5 Stelle no. Abbiamo speso soldi per scavare tunnel di chilometri per farci passare un treno che è più sicuro e inquina meno e nessuno mi farà cambiare idea su questo, nessun ministro della Lega firmerà per bloccare i lavori,  dice Matteo Salvini a Dritto e Rovescio su Rete4. Sarebbe disposto ad arrivare fino ad aprire una crisi di governo sulla Tav? “Io farò di tutto per evitare la crisi”, replica. “Si parla della revisione del progetto, è giusto chiedere ai francesi più soldi e anche all’Europa, si possono tagliare alcune mega infrastrutture che potevano avere senso 20 anni fa e oggi no, sono disposto per carattere a rivedere, a migliorare; però nessuno mi convincerà mai che è meglio spendere soldi per chiudere un buco invece che per finirlo e farci passare un treno”.

E Di Maio replica: “Abbiamo solo chiesto la sospensione dei bandi per un’opera vecchia di 20 anni, lo abbiamo chiesto perché previsto dal contratto siglato tra M5S e Lega. E cosa fa Salvini? Oltre a forzare una violazione del contratto minaccia pure di far cadere il governo? Se ne assuma le responsabilità di fronte a milioni di italiani. Io questo lo considero un comportamento irresponsabile, proprio mentre siamo in chiusura su due misure fondamentali come il reddito di cittadinanza e quota 100. Dovrà spiegare il suo comportamento anche ai truffati dalle banche”.

 Per fermare la Tav, serve unpassaggio parlamentare per il no definitivo all’opera” aveva scritto ancora Di Maio. “L’analisi costi benefici commissionata dal Ministero dei Trasporti  riguarda sia la Francia che l’Italia, ed è fortemente negativa. Anche l’analisi per singolo paese riguardante solo l’Italia risulta essere ugualmente negativa a causa dei mancati guadagni sulle accise sul carburante e sui pedaggi autostradali – ha scritto il vicepremier in un passaggio della lunga mail – Il coefficiente di beneficio in questo caso è di 0,20%. Ovvero ogni euro investito, fa rientrare 20 centesimi. Gli effetti negativi sono comunque di mezzo miliardo di euro se eliminiamo accise e pedaggi. Per non parlare, aggiungo io, della devastazione del territorio della Val di Susa”.

“Sulla strategicità dell’opera abbiamo ragione su quello che abbiamo sempre sostenuto. Passano sempre meno merci rispetto alle previsioni e gli aumenti futuri non giustificano l’opera. Se partisse oggi, l’opera sarebbe ultimata nel 1930. Secondo i tecnici consultati, per trasportare merci, per esempio dalla pianura padana a Parigi, risulterà più conveniente per le aziende passare dal percorso stradale. Infatti nel 2030, con il Tav, le merci dovrebbero essere comunque trasportate via tir fino a Torino, caricate sul treno merci, caricate su altri tir a Lione e da lì trasportate fino a Parigi. Il costo di tutte queste operazioni per le aziende sarà molto alto, più alto che passare per l’attuale percorso stradale (per non parlare del fatto che i tecnici sostengono che lo sviluppo tecnologico e dell’elettrico sui tir potrebbe accentuare ulteriormente questa convenienza per le aziende)”.

“Lato passeggeri invece, durante il vertice di ieri, i tecnici ci hanno mostrato che per raggiungere il break-even per fattibilità lato passeggeri, servirebbero ogni 30 milioni di costo unitario, almeno 7 milioni di passeggeri all’anno. In questo caso il costo unitario del Tav Torino-Lione di 170 milioni di euro a fronte di un incremento passeggeri nel primo anno che passa da 700.000 persone a poco più di un milione. Questi sono dati inoppugnabili”, rimarca Di Maio difendendo a spada tratta l’analisi costi-benefici.

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