Si aggrava la lista dei reati contestati dalla Procura di Locri al sindaco di Riace

Il sindaco di Riace Domenico Lucano accompagnato dall’avvocvato Andrea Daqua (a sinistra), quando si è recato nel palazzo di Giustizia di Reggio Calabria per l’udienza del Tribunale del riesame, il 16 ottobre scorso. (foto archivio Ansa di Marco Costantino)

Contrariamente alle previsioni, si aggrava la posizione giudiziaria del sindaco di Riace (provincia di Reggio Calabria), Mimmo Lucano, perché la Procura di Locri – a chiusura delle indagini nei confronti del sindaco e di altre 30 persone coinvolte nell’inchiesta Xenia, condotta dai finanzieri del Gruppo di Locri su presunte irregolarità nella gestione dell’accoglienza dei migranti in quel comune – ha deciso di contestargli anche i reati di associazione per delinquere, truffa, falso, concorso in corruzione, abuso d’ufficio e malversazione.

Lucano era stato posto agli arresti domiciliari il 2 ottobre scorso – poi revocati il 16 ottobre e sostituiti dal divieto di dimora a Riace – con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Adesso il pm gli contesta anche i reati più gravi per i quali il gip non aveva accolto la richiesta d’arresto.

“Sono tranquillo con la mia coscienza perché non ho fatto niente, anzi ho cercato di aiutare umanamente e non mi sono approfittato di nulla; mi auguro che prevalga la coscienza”, ha commentato Mimmo Lucano. Il quale in queste due mesi ha ricevuto attestati di stima anche all’estero per i criteri adottati nella integrazione dei migranti nel paesino calabrese di cui è da tempo sindaco.

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