
Contrariamente alle previsioni, si aggrava la posizione giudiziaria del sindaco di Riace (provincia di Reggio Calabria), Mimmo Lucano, perché la Procura di Locri – a chiusura delle indagini nei confronti del sindaco e di altre 30 persone coinvolte nell’inchiesta Xenia, condotta dai finanzieri del Gruppo di Locri su presunte irregolarità nella gestione dell’accoglienza dei migranti in quel comune – ha deciso di contestargli anche i reati di associazione per delinquere, truffa, falso, concorso in corruzione, abuso d’ufficio e malversazione.
Lucano era stato posto agli arresti domiciliari il 2 ottobre scorso – poi revocati il 16 ottobre e sostituiti dal divieto di dimora a Riace – con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Adesso il pm gli contesta anche i reati più gravi per i quali il gip non aveva accolto la richiesta d’arresto.
“Sono tranquillo con la mia coscienza perché non ho fatto niente, anzi ho cercato di aiutare umanamente e non mi sono approfittato di nulla; mi auguro che prevalga la coscienza”, ha commentato Mimmo Lucano. Il quale in queste due mesi ha ricevuto attestati di stima anche all’estero per i criteri adottati nella integrazione dei migranti nel paesino calabrese di cui è da tempo sindaco.
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