Sfregiata anche la stele del giudice Livatino. Operazione di polizia contro la cosca di Brancaccio a Palermo

La Polizia e la Guardia di Finanza di Palermo, eseguendo un provvedimento emesso dal Gip nell’ambito di indagini della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno proceduto, in Sicilia, Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria, all’esecuzione di 34 misure cautelari nei confronti di mafiosi della cosca di Brancaccio e loro complici e al sequestro di numerose aziende, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro. Tra gli arrestati c’è Pietro Tagliavia, capo del mandamento mafioso di Brancaccio e della famiglia di ”Corso dei Mille”, attualmente ai domiciliari.

Le indagini, eseguite dalla Squadra Mobile e dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, hanno consentito di fare luce su episodi di minacce, danneggiamento, estorsione, furto e detenzione illegale di armi da parte di esponenti della cosca di Brancaccio e di ricostruire l’organigramma delle famiglie mafiose che appartengono al mandamento, definendo ruoli e competenze di ciascuno e individuando i capi. L’inchiesta ha svelato il controllo, da parte della mafia, di un gruppo imprenditoriale che opera in diverse regioni, tra le quali Sicilia e Toscana. Polizia e Guardia di Finanza stanno sequestrando veicoli e autoveicoli utilizzati per la commissione dei reati contestati e aziende riconducibili ai mafiosi arrestati.

E’ stata danneggiata la stele fatta erigere alla periferia di Agrigento dai genitori del giudice Rosario Livatino, il magistrato ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990. Il monumento si trova nel luogo in cui il magistrato venne assassinato.
ANSA/ENZO GALLO

Dopo Falcone e Borsellino sfregio a Livatino. Questa nuova operazione antimafia compiuta a Palermo è anche una risposta alle minacce delle cosche, che nei giorni scorsi hanno compiuto atti vandalici contro le lapidi che ricordano i giudici Falcone e Borsellino e ieri hanno compiuto uno sfregio anche alla stele fatta erigere alla periferia di Agrigento dai genitori del giudice Rosario Livatino, il magistrato ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990 (foto).

Il monumento si trova nel luogo in cui il magistrato venne assassinato. A fare la scoperta è stato un operaio che stava passando nei pressi e che ha subito segnalato il fatto. A dare la notizia sono i responsabili delle associazioni che da anni organizzano iniziative in memoria del magistrato per il quale è in corso la canonizzazione. Secondo i primi accertamenti qualcuno con un oggetto pesante ha spaccato in due il cerchio su cui c’era scritto “A Rosario Livatino…” facendo saltare il nome del giudice.  Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni esprime il suo sdegno via twitter: “Onore alla memoria oltraggiata del giudice Livatino. Italia unita alla vigilia dell’anniversario della strage di via D’Amelio”.

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