Se parecchi operai iscritti alla Cgil finiscono per votare la Lega

di SERGIO SIMEONE* – Su “La Repubblica” di venerdì  2 agosto è stato pubblicato un ampio servizio di Gad Lerner sugli operai del Nord che votano Lega.  Il noto giornalista pone l’accento soprattutto sul paradossale fenomeno di operai, che non solo sono iscritti alla CGIL, ma partecipano attivamente e convintamente  a tutte le manifestazioni indette dal sindacato, ma poi alle elezioni votano Lega.

Ma è davvero paradossale questo fenomeno? Se andiamo a vedere come è mutato il comportamento del Sindacato negli ultimi anni lo stupore , secondo noi, ha meno ragion d’essere. Non c’è bisogno di fare complicati ed astratti ragionamenti. Basta ricordare ciò che è successo in due date, 23 marzo 2002 e 15 luglio 2019.

23 marzo 2002. Silvio Berlusconi, Presidente del consiglio del tempo, aveva più volte annunciato che stava preparando una riforma dello statuto dei lavoratori dal quale sarebbe stato tolto l’articolo 18. Sarebbe così scomparso il diritto al reintegro nel posto di lavoro di chi fosse stato licenziato senza giusta causa. Sergio Cofferati, Segretario nazionale della CGIL, dopo una martellante campagna di informazione con assemblee nei luoghi di lavoro, indice una grande manifestazione nazionale a cui partecipano 3 milioni di persone. Risultato: il progetto berlusconiano scompare dall’agenda politica del cavaliere.

15 luglio 2019. Matteo Salvini sta martellando da tempo gli italiani con il suo progetto di riforma fiscale meglio nota  come flat tax e minaccia sfracelli ai suoi alleati se non lo asseconderanno. Lui abilmente adopera l’inglese per definire la sua riforma e nelle sue esternazioni dice genericamente che bisogna abbassare le tasse agli italiani.  Tutti ci aspetteremmo che il Sindacato facesse una operazione verità andando a spiegare nei luoghi di lavoro che la flat tax sarebbe un grande regalo fatto ai ceti più ricchi, che verrebbe pagato da tutti gli italian con un aumento del debito pubblicoi. Ci aspetteremmo poi che organizzasse un programma di mobilitazione e di lotta. E invece no. Maurizio Landini si lascia intruppare in una folla di associazioni sindacali e non,  che vanno al Viminale ad ascoltare il verbo del Ministro, coadiuvato, per giunta, da quel Siri, fresco di dimissioni da sottosegretario perchè indagato per corruzione. Certo, poi dirà che lui non è d’accordo con Salvini. Ma con tutti i mass media dominati dalla Lega (fatta eccezione per i giornali che però sono letti da una minoranza di italiani), risulterà solo che ha fatto la comparsa allo show del capitano.

Ed  allora, è tanto strano che gli operai si iscrivano alla Cgil e votino Lega?

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato dirigente del sindacato Scuola Cgil

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