Sono 11.068 i test positivi al coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore su un totale di 205.642 test (tamponi molecolari e antigenici rapidi) effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, in calo di circa 85mila rispetto a ieri, quando ne sono stati fatti 290.534. Pertanto il tasso di positività sale al 5,3% (ieri era 4,6%). Le vittime invece nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute, sono 221 (meno di ieri), un incremento che porta il totale delle vittime dall’inizio dell’epidemia a 93.570.
Le persone attualmente ricoverate in terapia intensiva in Italia a causa del Covid sono 2.085, tornando ad aumentare di 23 unità rispetto a ieri, nel saldo quotidiano tra ingressi e uscite. Gli ingressi giornalieri in rianimazione sono stati invece 126. Sono invece 18.449 le persone ricoverate nei reparti ordinari, 51 in meno rispetto alla giornata di sabato.
NUOVO ALT ALLA STAGIONE SCIISTICA DECISO DAL MINISTERO DELLA SALUTE
Nonostante i dati in certa misura confortanti, ma non del tutto tranquillizzanti, riportati sopra, il ministro della Salute, Roberto Speranza, aderendo alla nuova sollecitazione del Comitato tecnico-scientifico e in particolare alla ferma pressione del professor Ricciardi, consulente sanitario del ministero, ha firmato un provvedimento che fa slittare la riapertura delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021, data di scadenza del Decreto del presidente del Consiglio del 14 gennaio scorso.
Ma – nonostante l’assicurazione di Speranza che “il Governo si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori” – è montata subito la protesta, non soltanto degli operatori del settore, comprensibile, ma anche di due ministri del neonato governo Draghi: i leghisti Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia. I quali non hanno esitato a creare (il giorno dopo l’insediamento del governo Draghi) un motivo di spaccatura protestando così: “La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop. Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto“.
E di rincalzo il Coordinatore della Commissione speciale Turismo ed Industria alberghiera della Conferenza delle Regioni, Daniele D’Amario, reagisce così: “Per l’economia delle Regioni è una mazzata all’ultimo secondo perché dopo due rinvii arriva un altro stop. Le Regioni in zona gialla si erano organizzate per attuare un protocollo di sicurezza e ingaggiare personale adeguato, ma si rispegne una macchina che si era messa in moto nel rispetto delle regole“.
Fontana dice: “Una decisione dell’ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa. Ancora una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di ‘settimana in settimana’ è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini“. E la Moratti: “Il Cts aveva i dati dei flussi già da martedì, quindi poteva dare una indicazione” che avrebbe permesso al ministro Speranza di “prendere una iniziativa più tempestiva” e non decidere di prorogare la chiusura degli impianti da sci, che avrebbero dovuto aprire domani. Questo è un danno grave agli operatori. Quello che chiediamo al governo è avere tempi più certi e non avere aperture e chiusure così a ridosso l’una dall’altra“.
Per l’Anef, l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari “dopo il 3 dicembre, il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga al 5 marzo. Ormai la stagione è saltata, ci sentiamo presi in giro di fronte a tutto quello che abbiamo speso per l’apertura di domani, in vista della quale abbiamo assunto altro personale. I ristori siano immediati, altrimenti il comparto va in fallimento. Siamo il settore più penalizzato: da 12 mesi senza un euro di incasso ma con spese e stipendi da pagare. La cassa integrazione è arrivata a dicembre, da luglio lavoravamo per preparare l’inverno“.
Per il presidente della Regione Valle d’Aosta, Erik Lavevaz “una chiusura comunicata alle 19 della vigilia dell’apertura, prevista da settimane, dopo mesi di lavoro su protocolli, assunzioni, preparazione delle società, è sinceramente inconcepibile. Pur capendo le motivazioni sanitarie, la procedura non è sinceramente spiegabile e certamente non è un segno di rispetto e di correttezza di tutto il mondo economico che gira intorno alla montagna e allo sci. Sono molto amareggiato“.
Pure il presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini (Pd) esprime “stupore e sconcerto, anche a nome delle altre Regioni, per la decisione di bloccare la riapertura degli impianti sciistici a poche ore dalla annunciata e condivisa ripartenza“.
Stamattina il Comitato tecnico-scientifico aveva espresso contrarietà alla riapertura degli impianti sciistici. Alla luce delle “mutate condizioni epidemiologiche dovute alla diffusa circolazione delle varianti virali” del virus, allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale“. Di qui la richiesta del Comitato di “rivalutare la sussistenza dei presupposti per la riapertura dello sci rimandando al decisore politico la valutazione relativa all’adozione di eventuali misure più rigorose”.
Dal canto suo, il consigliere del ministro della Salute, aveva detto che è “urgente cambiare subito la strategia di contrasto al virus SarsCov2: è necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata. Inoltre va potenziato il tracciamento e rafforzata la campagna vaccinale“.
E’ “evidente – avverte – che la strategia di convivenza col virus, adottata finora, è inefficace e ci condanna alla instabilità, con un numero pesante di morti ogni giorno”.
“Non ho parole. Non se ne può più di ‘esperti’ che parlano ai giornali, seminando paure e insicurezze, fregandosene di tutto e tutti. Confidiamo che con Draghi la situazione torni alla normalità“. Prima di loro era sceso in campo il segretario della Lega, Matteo Salvini, contro l’ipotesi avanzata da Ricciardi di voler chiedere al ministro Speranza un lockdown totale con la chiusura anche delle scuole: “Prima di terrorizzare gli italiani – ha detto in tv – fai il favore di parlarne con il presidente del Consiglio. Non ci sta che un consigliere una domenica mattina si alzi e senza dire nulla al suo ministro o al presidente del Consiglio – ha aggiunto – parli di una chiusura totale. Io credo che la gente più lavora e meno parla e meglio è“.
E gli ha fatto eco su Twitter il presidente della Liguria, Giovanni Toti, con queste parole: “Tutte le sante domeniche il super consulente del Ministero della Salute #Ricciardi invoca un nuovo lockdown totale. Ogni domenica i cittadini e le imprese italiane si chiedono perché non sia possibile un #lockdown ad personam per Ricciardi. Aiuto… Presidente Draghi…“.