di FABIO CAMILLACCI/ La Roma nel 2020 si è sciolta come neve al sole. In 6 partite di campionato, il ruolino di marcia è da retrocessione: una vittoria, un pareggio e ben quattro sconfitte. In mezzo ci sono: la vittoria a Parma che è valsa il passaggio ai quarti di finale di Coppa Italia e la conseguente batosta in casa della Juventus che ha sancito l’eliminazione dalla coppa nazionale. Dopo aver chiuso il 2019 con lo scoppiettante successo di Firenze (4-1), la squadra di Paulo Fonseca è letteralmente sparita. Nell’anticipo del venerdi valido per la 23° giornata, il Bologna sembrava il Real Madrid, e la Roma una squadra in lotta per la salvezza. Risultato finale: 3-2 per i felsinei. Un punteggio che alla luce di quanto visto in campo è anche bugiardo: la compagine capitolina infatti ha rischiato di prendere una vera e propria imbarcata casalinga sotto i colpi della solida squadra del guerriero Sinisa Mihajlovic, presente in panchina dopo aver ricevuto l’ok dai medici.
Il match dell’Olimpico e le relative conseguenze. La Roma perde ancora, entra in crisi ed esce tra i fischi dei suoi tifosi. Orsolini e la doppietta di Barrow (che poi s’infortuna) mandano in tilt Dzeko e compagni: non bastano l’autogol di Denswil e il gol di Mkhitaryan. Come se non bastasse, i giallorossi restano ancora una volta in 10 uomini proprio quando stanno provando a rimontare il pesante passivo. A Reggio Emilia contro il Sassuolo, sul 3-2 per i padroni di casa fu espulso Pellegrini per doppia ammonizione, stavolta rosso diretto per Cristante sul 3-2 per il Bologna. Adesso la Roma rischia di precipitare al quinto posto e di essere risucchiata dalle altre inseguitrici, mentre i rossoblu emiliani infilano la terza vittoria consecutiva e iniziano a guardare con occhio interessato anche alla zona Europa League.
Come detto, la vittoria del Bologna è netta, anche oltre il punteggio finale. Perché l’ex atalantino Barrow gioca una partita meravigliosa (prima di essere costretto a lasciare il campo con le stampelle), Orsolini gli sta a ruota e in mezzo Schouten e Svanberg vincono ampiamente il confronto con Cristante e Veretout. Per i giallorossi invece, c’è la forte sensazione di una squadra che ha smarrito se stessa e che fa una fatica matta a ritrovarsi. Pesano come macigni gli infortuni di Zaniolo e Diawara. In generale però il gruppo non gira più come prima. Fonseca rilancia Kolarov a sinistra e con lui Perotti e Mkhitaryan in attacco. Al contrario, Mihajlovic in mezzo si affida a Schouten e Svanberg e se la gioca con una difesa a tre e mezzo (come ama dire Spalletti), con Tomiyasu a destra che pendola tra il ruolo di terzino e quello di esterno di centrocampo.
Più in generale il Bologna dimostra qualità nel palleggio e coraggio in costruzione. Barrow e Orsolini sono spesso imprendibili, Palacio è fastidioso ogni volta che tocca palla e Soriano si inventa un paio di palle gol al bacio. Ne viene fuori una partita in cui gli ospiti hanno il predominio territoriale, segnano due gol e ne sfiorano altrettanti. A fare la differenza è soprattutto Barrow, che prima crea l’assist del vantaggio per Orsolini (ma l’errore di Smalling nella circostanza è clamoroso), poi pennella il 2-1 con un bel tiro a girare leggermente deviato da Santon. Mentre la Roma è lenta e prevedibile nella costruzione della manovra e manca proprio di quell’ambizione che per Fonseca è quasi una stella polare. Appare come una squadra vuota a livello caratteriale, prevedibile nelle giocate e senza spunti. Non a caso il momentaneo 1-1 è quasi casuale. Poi il buio.
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