Rischi di gravi tensioni internazionali dopo l’uccisione del generale iraniano Soleimani a Baghdad con un drone per ordine di Trump

Sono imprevedibili le conseguenze che sullo scenario internazionale potrà avere la spettacolare operazione militare condotta dagli Stati Uniti, per volontà del presidente Trump, che ha portato all’uccisione in Irak del generale iraniano Qassem Soleimani (foto), l’uomo forte del regime di Teheran, colpito da un missile sganciato da un drone mentre con altri ufficiali iraniani si preparava ad incontrare esponenti del governo iracheno. 

L’operazione militare messa in atto a Baghdad dagli Stati Uniti rischia di far salire la già alta tensione con l’Iran anche in tutto il Medio Oriente. La reazione iraniana è immediata, con Teheran che parla di “atto di terrorismo” e fa sapere che ci saranno ritorsioni. Allarmante la minaccia annunciata dal vice capo delle Guardie della Rivoluzione iraniane, Mohammad Reza Naghdi: «Gli Stati Uniti devono cominciare a ritirare le loro forze dalla regione islamica da oggi, oppure cominciare a comprare bare per i loro soldati». 

Intanto decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Teheran (foto) in una manifestazione di protesta contro i “crimini” degli Usa. Naghdi ha aggiunto: «Il regime sionista (Israele, ndr) dovrebbe fare le valigie e tornare nei Paesi europei, da dove è venuto, altrimenti subirà una risposta devastante dalla Ummah islamica. Possono scegliere – conclude l’ufficiale iraniano – a noi non piacciono gli spargimenti di sangue».

Secondo Tump, il generale Soleimani – una delle figure chiave dell’Iran, molto vicino alla Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e considerato da alcuni il potenziale futuro leader del Paese – doveva essere eliminato alcuni anni prima. «Ha ucciso o ferito gravemente migliaia di americani durante un lungo arco di tempo e stava complottando per ucciderne molti altri… Ma è stato preso!». Ed ha aggiunto che il generale iraniano «è stato direttamente e indirettamente responsabile della morte di milioni di persone, compreso un grande numero di manifestanti uccisi di recente nello stesso Iran. Doveva essere fatto fuori molti anni fa».

In una nota, il ministro degli Esteri italiano afferma che “gli ultimi sviluppi della situazione in Iraq sono molto preoccupanti”. «Negli ultimi giorni – si rileva nella nota – abbiamo assistito ad una pericolosa escalation culminata nell’uccisione del generale iraniano Soleimani. L’Italia lancia un forte appello perché si agisca con moderazione e responsabilità, mantenendo aperti canali di dialogo, evitando atti che possono avere gravi conseguenze sull’intera regione. Nessuno sforzo deve essere risparmiato per assicurare la de-escalation e la stabilità».

Il drone utilizzato dagli Stati Uniti per mettere a segno l’attacco mortale contro il generale iraniano Qassem Soleimani è l‘MQ-9 Reaper, originariamente conosciuto come Predator B. A rivelarlo sono numerosi media internazionali, tra cui anche Radio Free Europe, emittente radiofonica fondata dal Congresso degli Stati Uniti e presente in Europa, Asia e Medio Oriente.

Secondo quanto riportato dal sito specializzato “Avionews”, l’aereo senza pilota a controllo remoto della United States Air Force è uno dei primi Uav (Unmanned Aerial Vehicle) hunter-killer progettato per la sorveglianza a lunga autonomia, e ad elevate altitudini. Il drone avrebbe sparato quattro missili contro due auto che stavano trasportando questa il capo della Niru-ye Qods ed altri alti funzionari vicino all’aeroporto di Baghdad. L’esplosione è stata talmente violenta che l’identificazione di Soleimani sarebbe stata possibile solo grazie al grande anello che aveva l’abitudine di indossare al dito. Secondo altre fonti, il raid sarebbe stato condotto congiuntamente dall’MQ-9, da un altro drone – l’MQ-1C Grey Eagle – e da un elicottero d’attacco AH-64E Guardian dell’esercito americano.

Nell’attacco ha perso la vita anche Abu Mahdi al-Muhandis, il numero due delle Forze di mobilitazione Popolare (Hashd al-Shaabi), la coalizione di milizie paramilitari sciite pro-iraniane attive in Iraq.

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