E’ stato riportato in Italia Alvin Berisha il bambino dodicenne che la mamma aveva portato con sè 5 anni fa in Siria per andare ad arruolarsi con i terroristi dell’Isis, abbandonando il marito e altri due figlie più grandi nel paesino di residenza in provincia di Lecco. Alvin era rimasto solo perché la madre pare sia morta durante un combattimento o in una esplosione.
Finito nel campo profughi di Al Hol, a nord est della Siria, il bimbo è stato rintracciato e trasferito con un volo di linea dell’Alitalia (AZ 827) giunto da Beirut poco dopo le 7 di questa mattina all’aeroporto di Roma Fiumicino, dove ha riabbracciato papà Afrim e le due sorelle. A restituirlo alla famiglia una missione di cooperazione internazionale con la partecipazione dello Scip (Direzione Centrale della polizia criminale), del Ros (Raggruppamento operativo speciale), del consolato albanese, della Croce rossa italiana e della Mezzaluna rossa.
“Felici della liberazione di Alvin, che è stata frutto di un grande gioco di squadra cui hanno partecipato attivamente la Farnesina e la nostra rete diplomatica. Finalmente potrà ritornare in Italia per riabbracciare la sua famiglia. Evviva!“, ha commentato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Ha avuto insomma un lieto fine questa singolare ma drammatica vicenda iniziata 5 anni fa, quando la madre di Alvin, Valbona Berisha, albanese di 35 anni, è stata “radicalizzata” via web dal cosiddetto Stato Islamico (l’Isis). Cioè la donna, che si trovava in Italia, è divenuta foreign fighter dell’organizzazione terroristica e ha raggiunto il campo di al-Hol, nel Nord-Est della Siria, dove si concentrano le persone più vulnerabili: ospita circa 68 mila persone, prevalentemente donne e bambini, tra cui numerosissimi sono gli stranieri. Il campo è nato quando lo Stato Islamico ha iniziato a perdere terreno ed è finito poi sotto il controllo delle autorità curde. Si tratta di persone che nessuno vuole: né la Turchia, né la Siria, né l’Iraq e nemmeno i paesi di provenienza. Tra loro non ci sono soltanto militanti o ex militanti dell’Isis, ma anche persone scappate da Raqqa, la ex roccaforte del gruppo terrorista in Siria.
Oltre ad Alvin, ci sono stati altri casi di rimpatrio di bambini da al-Hol, ma quello del piccolo bambino albanese è il primo che è stato facilitato dalla Federazione internazionale della Croce Rossa e dalla Mezzaluna rossa. L’identificazione dei cosiddetti “figli dell’Isis” non è facile e quindi la Croce Rossa e l’Unicef devono seguire una procedura complessa per il rimpatrio: molti di questi bambini, nati nei territori sotto il controllo dell’Isis, non hanno documenti d’identità.
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