Ricatto del Pd di Renzi al Parlamento e al Governo: invita Gentiloni a porre la questione di fiducia sulla legge elettorale. E lui si piega. La Boldrini esegue. Mattarella tace. Proteste di M5s e della sinistra, che indice una manifestazione in piazza del Pantheon

di ENNIO SIMEONE – Si è consumato a Montecitorio un atto di estrema gravità, compiuto – per bocca del fido capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato –  dal segretario di quel partito, Matteo Renzi. Il Rosato ha telefonato al presidente del Consiglio chiedendogli di porre alla Camera la questione di fiducia sulla legge elettorale che porta i suoi “connotati”, il Rosatellum bis. Motivo dichiarato: evitare che eventuali richieste di votazioni segrete possano portare alla bocciatura o alla correzione di quella legge nata da un inciucio tra Renzi, Berlusconi, Salvini, Alfano e Verdini, più alcuni servitorelli sparsi in attesa di ricandidature. E Gentiloni, cuor di leone, ha chinato la testa e ha eseguito, con il consenso dei ministri, preoccupati di salvare la poltrona. La Boldrini esegue.

Ciò significa che o la legge – che in sostanza priva gli elettori della possibilità di scegliere i candidati da mandare in parlamento – passa così come è stata concordata dai promotori, oppure cade il governo. Quale dei due obiettivi stia più a cuore a Renzi (e a Berlusconi) non importa: gli vanno bene entrambi. Insomma è un tentativo di colpo di mano che Gentiloni avrebbe dovuto respingere e che il presidente della Repubblica non dovrebbe permettere, per non rendersi passivo complice di questa grave scorrettezza istituzionale. Mattarella non può trincerarsi dietro la foglia di fico del “rispetto della sovranità del parlamento”, che, invece, in questo caso viene calpestata. Anche perché le leggi e soprattutto quelle elettorali non sono di competenza del governo ma esclusivamente del parlamento e porre la questione di fiducia sulla legge elettorale sconfessa sia tale principio fondamentale, sia ciò che ha sempre affermato Gentiloni (ma se ne è dimenticato??!!), sia ciò che anche il relatore del Rosatellum bis, Emanuele Fiano (Pd) (nella foto in alto con Rosato), ha dichiarato appena qualche giorno fa: “Escludo che sulla legge elettorale si possa porre la questione di fiducia”.

Ma ormai non ci si può più meravigliare di nulla!

Che cosa dirà ora il prode Roberto Giachetti (foto), vicepresidente Pd del Senato ed ex candidato (trombato) a sindaco di Roma? Ripeterà nei confronti di Renzi, Rosato, Fiano, Gentiloni &c. la frase che indirizzò, dalla tribuna della Direzione del suo partito, ai dissidenti del Pd: “Hanno la faccia come il culo”?

LE REAZIONI.

La sinistra sarà in piazza al Pantheon stasera alle 17,30 per una protesta. “Si scherza col fuoco”, è stata l’immediata replica di Roberto Speranza a none di Mdp-Articolo1. Pippo Civati ha detto che “è un atto indegna, una vergogna”. Fratoianni di Sinistra Italiana: “E’ l’ennesima vergogna”.

Movimento cinque stelle: “Se il governo dovesse porre la fiducia sul Rosatellum sarebbe un atto eversivo contro la democrazia, la libertà del voto e la sovranità dei cittadini. Il tutto con la complicità di Lega e Forza Italia che, sulla carta, sono all’opposizione, ma che fanno parte di questo grande e vergognoso inciucio contro i cittadini”. E appena la ministra Finocchiaro ha annunciatola decisione del governo di piegarsi alla strategia del segretario Pd e di porre la questione di fiducia (incredibile: su una legge non sua ma del parlamento!) ha protestato in piazza e ha indetto una manifestazione per questa mattina sempre in piazza del Pantheon.

Forza Italia e Lega si affiancano al Pd coprendosi con la solita foglia di fico: “non voteremo la fiducia, ma approveremo la legge”, cioè usciranno dall’aula in occasione delle votazioni segrete abbassando il quorum necessario ad approvare gli emendamenti.  Infatti Renato Brunetta dice: “Voteremo sì alla legge, pur non partecipando, ovviamente, alla votazione sulla fiducia”.

“Non so come andrà a finire con la legge elettorale ma il combinato disposto tra i collegi molto grandi del Consultellum – ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando – e il problema della trasparenza dei finanziamenti rischia di essere esplosivo: c’è il rischio di una disparità e di una distorsione del sistema democratico”.

IL CALENDARIO.

L’inizio delle votazioni sul Rosatellum bis è previsto nel pomeriggio alle 15 nell’Aula della Camera, dove è stato presentato un numero ridotto di emendamenti per una legge di tale portata: circa 200. Ma non è il numero a preoccupare la coalizione che sostiene questa legge, bensì i circa 50 voti segreti che potrebbero essere chiesti da chi vi si oppone.

Al momento della chiusura dei termini per presentare le proposte di modifica al testo, non sono arrivati emendamenti che incidono sull’impianto da parte di Pd, Fi, Ap e Lega.

Qualche deputato Dem, ha ammesso il capogruppo Ettore Rosato, ha presentato “a livello individuale” proprie proposte, e Fi ne ha depositate due che però non incidono minimamente sull’impianto: riguardano infatti le modalità di voto degli italiani all’estero.

In linea teorica, quindi, i quattro partiti, a cui si aggiungono Svp, Des-Cd, Ci, Ala-Sc e Direzione Italia che sostengono il testo, non avrebbero problemi di numeri: i sì potenziali sono 444 su 630.

Tuttavia il regolamento della Camera prevede che sui meccanismi che traducono i voti in seggi si possa chiedere il voto segreto: bastano 20 deputati e Alfredo D’Attorre ha già detto che Mdp li chiederà. Non lo farà invece M5s, che in passato ha sempre criticato lo scrutinio segreto. La loro speranza è che in questo modo, specie tra i 283 deputati del Pd e i 58 di Fi, vi siano abbastanza defezioni da far saltare il banco, magari su un solo emendamento che rompa l’impianto della legge.

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