RI-MONTARE LA STORIA/ Il festival unArchive invade Roma

di FEDERICO BETTA

Dopo cinque giorni di intensa programmazione, si è conclusa la prima entusiasmante edizione dell’UnArchive Found Footage Fest, Il riuso creativo delle immagini. Negli spazi del cinema Intrastevere, dell’Accademia di Spagna e del club Alcazar, un fiume di immagini d’archivio ha invaso la città di Roma. Ideato dall’Archivio del Movimento Operaio con la direzione organizzativa di Luca Ricciardi, ogni proiezione e ogni incontro è stato introdotto con cura dai direttori artistici Alina Marazzi e Marco Bertozzi. La programmazione cinematografica, intervallata da convegni, tavole rotonde, masterclass e Q&A con i registi in concorso, ha immerso il pubblico in un mondo di immagini ritrovate e frammenti dispersi, ricomposti e rivitalizzati in nuove opere di artisti e artiste provenienti da tutto il mondo.

Tra mani e pensieri, tra capacità artigianali e profonda riflessione ciò che è stato documentario è diventato narrativo, l’illustrativo è divenuto critico, l’amatoriale ha mostrato le sue capacità analitiche. Ricomposto in un flusso di nuove invenzioni, ogni frammento perde il senso insito nel filmato di provenienza per entrare a far parte di un immenso serbatoio comune, una sorta di inconscio collettivo capace di far emergere realtà non ancora pensate ed emozioni non ancora provate.

Nella storia del cinema, i lavori di Lev Kuleshov e Jean Luc Godard hanno forse più di altri testimoniato la potenza del montaggio, delle sue rifrazioni e dei rimandi capaci di creare continuamente visioni originali. Portando avanti questa intuizione, il Festival UnArchive ha dimostrato come il passato sappia rivelare, grazie ad autrici e autori pieni di curiosità, tenacia e grazia, i “blind spot” della storia, come li ha chiamati il vulcanico regista rumeno Radu Jude: lati oscuri capaci di aiutarci a interpretare un sempre più fragile contemporaneo. La dislocazione di immagini e suoni in nuove opere permette una rilettura del passato che svela il suo misterioso carattere di traccia, di segno, di impronta di un qualcosa che va sempre ricostruito; sottolineando in generale come la storia, privata o pubblica, grande o piccola che sia, sia strutturalmente priva di uno statuto oggettivo, ma sia sempre una difficile negoziazione sociale.

Sperando che questa sia la prima edizione di una lunghissima serie, ci auguriamo che ogni archivio trovi sempre più spazio per presentare i suoi tesori nascosti. E che sempre meno ostacoli siano posti sulla strada degli artisti e delle artiste che a questi tesori vogliono ridare luce. Per ogni approfondimento su può consultare il sito https://unarchivefest.it

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