Renzi accelera la fuoriuscita dal Pd per fondare “Italia viva”, un nuovo partito che “guarda al centro”, ma garantisce il sostegno al governo Conte. Chi è pronto a seguirlo subito e chi no dei suoi fedelissimi

di LUCA DELLA MONICALa mossa, prevista, di Matteo Renzi per fare altro danno al Pd, alla sinistra e al tentativo di governare l’Italia evitando che finisca nelle braccia della destra, è stata annunciata ieri sera dall’ex capo del governo e del Pd al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, prima cioè che l’apprendesse da una intervista rilasciata a “Repubblica”, che l’ha pubblicata oggi: lascia il Pd per fondare un nuovo partito insieme con una pattuglia di fedelissimi (e grazie ai fondi di generosi finanziatori non certo disinteressati), che però – assicura – sosterrà il governo, anzi vuole consolidarne il percorso fino a fine legislatura. L’annuncio del nome di questo suo partito lo ha riservato a Bruno Vespa per “Porta a porta” e sarà “Italia viva”. Non moto originale. 

La diffidenza nei suoi confronti, però, dati i precedenti politici del personaggio, è legittima. E alla diffidenza si aggiungono i dubbi se si scorre l’elenco dei finanziatori di questo partito. Infatti i fondi messi insieme da Renzi hanno compiuto un grosso balzo dai 20mila euro di giugno ai 260mila di luglio. 

Sulla composizione dei gruppi parlamentari corrono molti nomi tra cui i senatori  Andrea Ferrazza, Eugenio Comincini, Laura Garavini, Nadia Ginetti, Ernesto Magorno,  il ministro Teresa Bellanova (che avrà il ruolo di portavoce nel governo), Davide Faraone, Andrea Bonifazi. Tra i deputati: Maria Elena Boschi, Ettore Rosato (che dovrebbe essere il coordinatore), Anna Ascani, Vito De Filippo, Luciano Nobili, Gennaro Migliore, Ivan Scalfarotto, Luigi Marattin (che sarà il capogruppo alla Camera). Inoltre  Michele Anzaldi, Silvia Fregolent, Lucia Annibali.  Andrea Marcucci che resterebbe capogruppo Pd al Senato. Non sarebbe poi immediato l’eventuale ingresso di parlamentari da altre forze politiche «centriste» (leggi Forza Italia). 

Non pare siano intenzionati a seguire Renzi, almeno per ora, né il ministro Guerini, né la sottosegretaria Morani, né Luca Lotti, né il sindaco di Firenze Dario Nardella, né il capogruppo al Senato Marcucci (anche perché in Senato questo partito non potrà avere un gruppo suo, perché ne hanno diritto solo forze politiche che abbiano partecipato alle  elezioni).

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