REFERENDUM COSTITUZIONALE/ La “sinistra” Pd verso il suicidio, porgendo l’altra guancia a Renzi

Cuperlo e Bersanidi ENNIO SIMEONE – La cosiddetta minoranza Pd, impropriamente definita “sinistra”, va allegramente verso il suicidio, con alla testa Pierluigi Bersani, Gianni Cuperlo e Roberto Speranza. I quali, di tanto in tanto, hanno un sussulto di dignità, ma poi – in nome di una “ditta” nella quale vengono tenuti dal “principale” a svolgere un mortificante ruolo di opposizione di sua maestà – si chinano proni all’obbedienza, rinviando ogni volta a una successiva, imprecisata occasione la resa dei conti. E più loro si piegano  proni al dittatorello di Palazzo Chigi, più costui li umilia, li offende, li addita al ludibrio dei suoi fedelissimi.

Persino da un viaggio in Messico (dove si è recato non si sa con quale obiettivo) Renzi ha lanciato contro di loro un anatema, affermando che “ormai non è più una novità: su alcune questioni ci possono essere opinioni diverse, ma nel Pd c’è ormai una parte che fa opposizione su tutto, dobbiamo prenderne atto”.

Qual è la questione sulla quale il segretario-presidente ha emesso l’editto messicano? Il prossimo referendum confermativo sulla riforma della Costituzione. Poiché tale riforma è stata approvata (ultima votazione due giorni fa alla Camera) con una maggioranza inferiore ai due terzi del parlamento, essa, per diventare operativa dovrà essere confermata da un referendum. E chiedere il referendum spetta a 500mila cittadini oppure almeno a un terzo dei membri della Camera e del Senato. A ciò si è già provveduto. Ma Renzi mira a trasformare il referendum costituzionale in un’altra opportunità di “vittoria”, non sui contenuti della riforma, ma sul suo governo, tanto da aver affermato che se la riforma non venisse approvata lui sarebbe pronto a dimettersi. Un aut aut assurdo, ma è così. E allora che cosa ha fatto? Ha indotto i parlamentari del Pd a presentare anche loro una richiesta di referendum. Un atto assurdo e senza precedenti, al quale Bersani, Cuperlo, Speranza e altri della cosiddetta “sinistra” del Pd (in un dimidi sussulto di dignità) hanno detto di non volersi associare, ravvisandovi una violazione, inutile, del “galateo istituzionale”.

Figurarsi! Parlare di “galateo istituzionale” a un personaggio come Renzi! E addirittura mentre calca il suolo messicano! Perciò l’ha buttata demagogicamente e volgarmente sui soldi e sui posti, nella convinzione di poter fare presa sull’ignoranza di una buona parte dell’elettorato:  “Queste riforme – ha detto dai compiacenti microfoni delle tv e dalle colonne dei giornali – riguardano il numero di politici da eleggere ed è chiaro che parte dei politici non vuole cambiare, perché si riducono le poltrone e il Senato non sarà più un luogo dove prendere lo stipendio”.

E’ una volgare presa in giro, una balla in perfetto stile renziano, perché, dopo aver annunciato di voler ridurre, con la riforma, il numero dei parlamentari e il bicameralismo, sopprimendo il Senato, in realtà lo ha mantenuto in piedi, solo che ad eleggerne i membri saranno in parte i consigli regionali. Avrebbe potuto ridurre il numero dei parlamentari dimezzando la Camera, e invece non ha tagliato neppure un deputato e ha trasformato il Senato in una camera di nominati.

L’ultima trovata è stata dunque quella di far chiedere anche ai parlamentari del Pd il referendum per andare nelle piazze a dire che lui lo ha voluto (e non che è la Costituzione ad imporlo con l’articolo 138). Inutile l’obiezione del trio Bersani-Cuperlo-Speranza che a chiedere il referendum devono essere le opposizioni, altrimenti  “se lo fa la maggioranza ha il sapore di chi si fa la legge e poi vuole il plebiscito”. E peggio ancora va  per loro quando promettono di voler votare a favore di una indecente riforma, ponendo come unica contropartita una modifica della legge elettorale Italicum: giù un’altra pioggia di offensive minacce dal Messico, rilanciate da galoppini renziani come i capigruppo Pd di Camera e Senato.

Come recita un vecchio detto napoletano: “cornuti e mazziati”. Ma non sarebbe meglio evitare il suicidio politico e dedicarsi a più onorevoli tornei di bocce. Il quarto lo trovano facilmente: per esempio c’è Bertinotti, convertitosi recentemente sulla via di Massa Martana.

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