QUEST’ITALIA/ La democrazia dei “copia e incolla”

Italiadi CLAUDIO DONINI – Data la loro relativa semplicità, nelle antiche organizzazioni rurali ogni cittadino aveva esperienza diretta di tutte le componenti sociali e pertanto era in grado di decidere autonomamente di fronte a ogni alternativa. Così non è oggi dove la complessità delle interconnessioni presenti nei sistemi sociali impedisce di vedere con chiarezza nella matassa della realtà. Inoltre la contraddizione è una possibilità concreta e quasi sempre presente. Il risultato è che il cittadino comune è frastornato ed incapace di formasi un’idea propria e veramente indipendente. Si limita a copiare questo si, a semplificare, a seguire slogan e pensieri premasticati buttati ossessivamente nei sistemi di comunicazione come l’esca sull’amo. E non c’è modo di capire se quell’esca è avvelenata o invece buona. Propaganda insomma che mira “alla pancia”, il solo organo in grado di decidere.

E se volete un esempio pratico ve lo servo subito. Guardando i dati ISTAT sulla disoccupazione troverete che quest’ultima scende nell’anno, rimane costante su base trimestrale ed aumenta nel mese. Certo i tre numeri dicono cose diverse agli addetti ai lavori ma altrettanto certamente confondono la casalinga di Voghera che sentirà dire che siamo nel baratro perché la disoccupazione aumenta, che il paese è in stallo perché non cambia nulla e che invece andiamo benissimo perché la disoccupazione diminuisce. Tutto allo stesso tempo. E c’è pure da dire che le tre affermazioni sono vere con la conseguenza che, se anche la matematica è diventata un’opinione, figuriamoci il resto. Di questo non ci si deve però meravigliare perché nelle società complesse non esiste una visione assoluta, la complessità prevede diversi sottosistemi o punti di vista alternativi. Tutti veri o falsi a seconda. La verità è diventata “liquida”.

Se ne deduce che la democrazia, specialmente quella diretta, si riduce ad un banale “copia e incolla”, per giunta costoso. Il cittadino infatti si limiterà a ripetere ciò che la propaganda più intrigante gli avrà gentilmente offerto. La banalizzazione reiterata ossessivamente, condita da un po’ di scandalo e paura, diventa realtà, patrimonio comune da introiettare, condividere e supportare senza condizioni. Del resto l’uomo moderno è da molto tempo avvezzo a riconoscersi in verità precostituite preferibilmente urlate, spettacolarizzate o, meglio ancora, mitizzate. Come si può spiegare altrimenti come ogni anno milioni di persone si affollino a visitare la Tour Eiffel che, in definitiva, è poco più di un palo dell’Enel? Semplicemente perché non avendo radicato un qualche concetto proprio, il cittadino si allinea ad un simbolo, ad una costruzione sociale assunta a realtà. Del resto questo è oltremodo comodo se si pensa che, con un paio di sciabolate di semplificazionismo e qualche slogan, il cittadino può facilmente trovare il nemico da combattere o il colpevole dietro cui nascondersi. Lo stato per esempio, il governo, le banche oppure i fantomatici “poteri forti” o ancora il politico di turno.

E non voglio parlarvi della tanto idolatrata democrazia della rete divenuta ormai una grande accozzaglia di spazzatura dove ognuno si sente autorizzato a lasciare una qualche traccia, spesso anonima, una sorta di autismo informatico tanto che ormai esistono veri e propri siti dedicati alla falsificazione e al discredito via web, a costruire cioè professionalmente “il falso con ciò che tutti sanno” come diceva il grande U. Eco. La sola soluzione al degrado è, e rimane, la cultura, la conoscenza, la libertà del dubbio, anche se costa fatica, perché il “cogito ergo sum” è ancora la sola costruzione allineandoci alla quale, avremo, forse, il privilegio della vera indipendenza.

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