“Viva l’Italia antifascista!” è una esclamazione pronunciata sabato scorso da uno spettatore alla prima del teatro la Scala, tale da indurre la polizia ad uno zelante controllo sulla persona del pubblico che l’ha pronunciata, come se si trattasse di un atto eversivo? Ovviamente no, a maggior ragione quando si scopre che a pronunciarla, peraltro a bassa voce, è stato un giornalista, esperto di calcio oltre che di ippica e assiduo alle prime della Scala, Marco Vizzardelli, nel momento in cui sul palco del teatro aveva preso posto una invitata di tutto rispetto come la medaglia d’oro della Resistenza, Liliana Segre.
Alla esclamazione di Vizzardelli era anche seguito un lungo applauso del pubblico e il giornalista Marco Damilano, che moderava l’incontro, esibiva il proprio documento d’identità (vedi foto a lato) per dire, ironico: “Sono pronto ad essere identificato anch’io“.
Il riferimento è a quanto accaduto a Milano, dove la persona che ha lanciato il grido è stata avvicinata da uomini della Digos come se fosse intenzionato a disturbare la manifestazione. E’ evidente che vi è stato qualche zelante addetto alla organizzazione del comizio della destra che ha sollecitato la polizia ad intervenire ritenendo che “Viva l’Italia antifascista” – vista l’aria che tira e viste le caratteristiche e i trascorsi politici della attuale presidente del Consiglio – possa essere considerata una espressione “eversiva”.
L’episodio conferma che siamo messi male anche in Italia da quando a Palazzo Chigi si è insediata Giorgia Meloni con tutta la corte di personaggi provenienti dalla destra estrema, collocati in punti-chiave dello scenario di governo, c’entri o meno in questo intervento di polizia e in altri simili cui potremmo assistere in futuro. (e. s.)
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