Quando i partiti rischiano di astrarsi dalla realtà per… partito preso

di NUCCIO FAVA* – Non sorprende il solito tentativo di ciascun partito di rivendicare in qualche modo il buon esito di ogni consultazione elettorale, anche contro l’evidenza dei numeri e dei successi degli avversari. Stavolta la constatazione vale soprattutto per Salvini, che anche nell’ultima intervista televisiva ha rovesciato “il bambino nella culla” trascurando quasi del tutto il fallimento dell’obiettivo perseguito in Toscana e attribuendo soprattutto al Covid la vittoria del centrosinistra in Puglia e in Campania.  Forse c’è anche qualcosa di più se il leader leghista disinvoltamente si intesta anche l’enorme successo della lista Zaia in Veneto.

A sua volta la Meloni ha puntato tutto sul risultato delle Marche e sul consolidato sorpasso di Forza Italia, oltre che sulla consueta débâcle dei 5Stelle nelle elezioni locali. Insomma, ciascuno si consola come può e valuta poco o nulla il successo (in realtà una mezza resurrezione) del PD e il rafforzamento del suo segretario, che diviene interlocutore più autorevole della maggioranza parallelamente al presidente del Consiglio.

Parte così una nuova fase, non solo per quanto riguarda la nuova legge elettorale e i cosiddetti Decreti Sicurezza del primo governo Conte, ma anche e soprattutto per le scelte di fondo relative all’utilizzo delle ingenti risorse che verranno messe a disposizione dall’Europa, compresi i 36 miliardi del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), da destinare al potenziamento del nostro Sistema Sanitario.

Portare avanti con rigore questa nuova partita sarà una responsabilità enorme soprattutto per il PD (che, tra l’atro, emerge ancor di più alla luce del fallito tentativo di Matteo Renzi di riproporsi sul proscenio politico in un ruolo da protagonista).

Ovviamente non va sottovalutata l’abilità, anche mediatica, del presidente del Consiglio, che risulta spesso indispensabile nel ruolo di mediatore nella difficile convivenza tra Pd e Cinquestelle, con il reggente Crimi del tutto irrilevante, con l’attivissimo Di Maio nel vantare l’esito del referendum come un trionfo personale, con un Di Battista costantemente vociante nei panni del “Pierino», e con  Fico nel ruolo di riequilibratore perché più aderente alla gravità della situazione invocando gli Stati Generali permanenti e immaginando forse una sua funzione di futuro leader. Si aggiunge, in questa confusa e convulsa nebulosa, l’ennesimo improvvisato siluro di Grillo, che rilancia l’impostazione degli albori del suo Movimento, evocando la fine della funzione del Parlamento con il superamento della democrazia rappresentativa e il completo affidamento al metodo della piattaforma Rousseau, arrivando addirittura ad accarezzare la aberrante idea di scegliere i candidati attraverso un sorteggio.

In questo complesso contesto emerge ancora di più la responsabilità del PD, che però, nello stimolare il Governo nella  giusta direzione, deve guardarsi dal ricorso ai toni talvolta ultimativi nei confronti del M5s e dello stesso Conte usati in questi giorni da Zingaretti, per evitare di mettere a rischio il raggiungimento degli obiettivi di buon governo.

*Nuccio Fava, presidente dell’Associazione Giornalisti Europei, è stato direttore del Tg1, del Tg3 e delle Tribune elettorali della Rai.

 

Commenta per primo

Lascia un commento