Quale futuro per Alitalia? Calenda: un prestito-ponte per altri 6 mesi. Fassina: il governo la salvi . Lufthansa: noi no. Banca Intesa idem

Che fare per Alitalia? La risposta del governo, anche per bocca di Gentiloni, oltre che dei ministri Poletti, Delrio e Calenda, è: “improponibile la nazionalizzazione”. Quest’ultimo, comunque, ammette: “Il management operativo ha sbagliato moltissimo, anche con una certa dose di arroganza, ma questo non vuol dire che ci sia la possibilità di tornare ad un management pubblico, che non mi pare abbia fatto meglio nel corso degli anni”.

Il ministro dello Sviluppo economico, intervistato a Mix24 da Giovanni Minoli su Radio 24, traccia questo quadro alla domanda sul perché i dipendenti Alitalia non si fidano: “Da un lato vengono da 20 anni di averle viste tutte, dall’altro lato l’idea che è stata fatta circolare da un pezzo di sindacato è che poi alla fine paga pantalone”.

Ma gli arabi di Ethiad per entrare in Alitalia avevano già avuto a suo tempo dal governo italiano i debiti azzerati e i tagli del personale. Perché ciò non è bastato? – chiede Minoli.  Il ministro Calenda risponde: “Ci hanno anche messo un miliardo e mezzo prima della ricapitalizzazione: non è bastato perché Alitalia è stata gestita male in un mercato molto difficile,  gli errori di gestione appaiono abbastanza evidenti”.
E aggiunge: “Non è mai colpa dei dipendenti. La dimensione in termini di costi di Alitalia rispetto ai volumi che genera è una dimensione insostenibile, quindi la razionalità di fare un piano che preveda anche in maniera molto attenta una riduzione dei costi fissi è inevitabile. Poi c’è il tema della qualità dei contratti, non possiamo inseguire il modello di business di Ryanair”.
“Io – dice ancora Calenda – dal 20 dicembre non faccio altro che lavorare per tenere insieme gli azionisti da un lato, il sindacato, far fare dei piani industriali più realistici e ho pure chiesto la discontinuità del management, ce l’ho veramente messa tutta”.
Infine, alla domanda sull’ipotesi che Lufthansa sia interessata a comprare Alitalia, si fa scappare: “Lo spero” e poi attenua: “Sarebbe interessante da esplorare”

E adesso che cosa succederà? “Il nuovo commissario – risponde Calenda – deve assicurare la continuità dell’azienda e poi trovare un acquirente per Alitalia che sappia gestirla”. Per la continuità: “L’unica cosa sarà avere un prestito-ponte dallo Stato, intorno ai trecento e i quattrocento milioni per assicurare sei mesi di gestione”.

Di parere diverso è Stefano Fassina, deputato di Sinistra Italiana, ex sottosegretario all’Economia, intervistato da Radio Cusano Campus. Secondo lui  “con un adeguato piano industriale il governo potrebbe entrare nel capitale della compagnia aerea e rilanciare Alitalia, che è un asset non meno rilevante dell’Ilva e delle banche che sono state salvate”. “I lavoratori di Alitalia hanno fatto una scelta dolorosissima, non perché siano poco disponibili ai sacrifici – ha affermato Fassina – ma perché ancora una volta i sacrifici venivano chiesti solo ai lavoratori e senza un piano industriale credibile e in assenza di un management adeguato. Questo il punto di fondo che tanti commentatori, che se la prendono con i lavoratori, non vedono. Non c’è un piano industriale e ancora una volta si voleva scaricare il costo sul lavoro”.

“Perciò sbaglia clamorosamente il governo, perché Alitalia è un’azienda che con un adeguato piano industriale e una partnership internazionale adeguata può essere rilanciata – sostiene Fassina-. Questa indisponibilità del governo a entrare nel capitale di Alitalia è irresponsabile, perché perdiamo un asset importante del nostro sistema produttivo. Il governo ha trovato il coraggio per rilanciare l’Ilva e le banche, Alitalia non è meno rilevante. Questa svendita che si farà delle attività di Alitalia è grave, soprattutto considerando la propaganda di Renzi quando arrivò Etihad”.

“Il mercato porta a tanti fallimenti. Il fatto che si faccia fallire Alitalia senza avere un quadro di prospettiva non mi rassicura affatto. L’Italia deve dipendere da RyanAir. Gli altri Paesi costruiscono sinergie. Mi pare che questa logica del ‘facciamola fallire, tanto poi ci penserà il mercato’ sia irresponsabile” ha concluso Fassina.

E stamattina sono arrivate due docce fredde. Il direttore finanziario di Lufthansa, Ulrik Svensson, ha risposto così alla domanda di un giornalista sulla posizione del colosso tedesco nei confronti del gruppo italiano: “Abbiamo una chiara intenzione di non acquistare Alitalia”.

Poi Carlo Messina, ceo della banca Intesa Sanpaolo, prima dell’inizio dell’assemblea degli azionisti a Torino: “Non esiste un piano B portato avanti da Intesa Sanpaolo. Non abbiamo un piano B e non compete a noi farlo. Noi siamo una banca, un’azienda che si occupa di credito e non di aeromobili”.

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