PUNTI DI VISTA/ Una via per tagliare le unghie ai “caporali” e agli sfruttatori dei migranti

di GIOVANNI PEREZ – In questi ultimi giorni le cronache sono state dominate dai gravi incidenti mortali che hanno visti coinvolti dei lavoratori immigrati trattati come schivi dai “caporali” per la raccolta dei pomodori nelle terre del sud Italia. A parte l’ovvia considerazione che stupisce lo stupore manifestato a tutti i livelli  (dalla politica alle forze dell’ordine) rispetto a dei fenomeni che si ripetono da molti anni, sul caporalato, sui fatiscenti mezzi di trasporto, sui salari di fame e sulle baraccopoli nelle quali sono costretti a vivere migliaia di lavoratori di colore

sono state condotte molte inchieste giornalistiche e reportage televisivi. Ma poco è cambiato. Si è solo ingrossato, con le migrazioni, l’esercito degli sfruttati e si sono abbassati i già miseri compensi. Il  che ha disegnato un quadro desolante della «accoglienza» propugnata e caldeggiata dalla ipocrita generosità di quanti  se ne fanno propugnatori.

Ma a questo punto sorge un’altra domanda: quali sono le ditte che utilizzano, per inscatolarli, quei prodotti raccolti nei campi con il sudore e lo sfruttamento dei «beneficiari» di quella sbandierata «accoglienza»? E sarebbe il caso di darsi delle risposte e di trarne le conseguenze non solo con una lotta decisa al caporalato, ma anche a chi lo esercita e a chi ne trae vantaggio. E anche a chi, importando dall’estero prodotti agricoli a prezzi stracciati, induce anche i nostri produttori ad esercitare lo sfruttamento e a giustificarlo. In questo caso facciamo un tentativo, proviamo ad imitare gli Usa: alziamo i dazi sull’importazione di pomodori e salsa provenienti da alcuni paesi ove si praticano sfruttamento e sottosalario in modo da rendere non più conveniente il loro acquisto rispetto al prodotto italiano.  Se lo spiegheremo anche alle massaie italiane credo che queste accetterebbero di buon grado di pagare qualche euro in piú per una scatola di conserva di pomodoro prodotto in Italia.

Commenta per primo

Lascia un commento